Il 4 settembre 2011 si è tenuta a Bologna l’undicesima edizione dell’Indipendence Day Festival.
La seconda giornata del Festival ha ospitato diverse band straniere: Face to Face, Taking Back Sunday, No Use for a Name, Simple Plan e Offspring.
Ad aprire il festival sono state due band italiane: If I Die Today e Adam Kills Eve.
Le previsioni meteo non proprio rassicuranti non sono riuscite a smorzare l’entusiasmo né da parte del pubblico né da parte delle band né tanto meno da parte dei bagarini che, non essendo sold out, si sono buttati sulla vendita di k-way.
Il servizio navetta, Stazione Centrale – Arena Parco Nord, ci porta in pochi minuti di fronte all’arena. I cancelli sono aperti ormai da quasi un’ora e questo ci evita la fila. Siamo solo l’ora di pranzo e l’arena è ancora semi-vuota. Lo spazio rispetto all’anno precedente è stato ridotto: una parte, che era servita per l’allestimento dei meet&greet, quest’anno è rimasta chiusa.
Il festival si apre con l’esibizione degli Adam Kills Eve, un gruppo screamo-rock di Firenze.
Riscuotono un discreto apprezzamento da parte del pubblico.
Non se la cavano male neanche gli If I Die Today.
Questa è la terza volta che li ascolto suonare dal vivo e devo dire che continuo a notare una profonda carenza dal punto di vista della presenza scenica. Per non parlare dell’atteggiamento a mio parere troppo egocentrico da parte dei membri del gruppo, che sembrano troppo concentrati ad apparire piuttosto che a suonare. Epica la gaffe della band che sbaglia il nome del gruppo che sarebbe salito dopo di loro, annunciandoli come “Face to Fact”; la svista ha provocato disapprovazione anche da parte del pubblico.
La prima band straniera ad esibirsi è proprio il gruppo skate-punk californiano Face to Face. Ammetto di non aver prestato particolare attenzione alla loro performance, dal momento che non li conoscevo affatto, ma come sottofondo ad un giretto per gli stand delle magliette non sono stati male.
A proposito di magliette, credo sia necessaria una piccola nota sul prezzo esorbitante dei gadget dei merchandise ufficiali: le magliette degli headliner costavano addirittura intorno ai trenta euro. Considerando che si tratta di un Festival a cui partecipano per la maggior parte ragazzi, credo che far spendere una simile cifra per una maglietta sia eccessivo.
Perfettamente in orario salgono sul palco gli statunitensi Taking Back Sunday. Purtroppo contemporaneamente al loro arrivo sul palco, il cielo inizia pian piano a coprirsi di nuvole minacciose. Dopo poco, inizia a piovere.
La pioggia non riesce però a demoralizzare né il pubblico né la band e il concerto prosegue come se nulla fosse. Ma il vento aumenta e con esso anche la pioggia, tanto che i Taking Back Sunday sono costretti a fermarsi. Rimangono comunque sul palco, ma in quelle condizioni non posso proseguire. Non passa troppo tempo che la pioggia diminuisce e il concerto riprende.
Profonda ammirazione per i Taking Back Sunday che sono rimasti sul palco ed hanno ricominciato a suonare dal punto preciso in cui si erano fermati.
Devo comunque ammettere di essere rimasta delusa dalla performance della band. La voce di Adam, il cantante, era praticamente assente – anche se immagino che questo sia attribuibile ai problemi tecnici causati dalla pioggia – e la carica della band non è stata la stessa di due anni fa. Il concerto che avevano portato al Give It a Name del 2009 è stato molto più accattivante ed energico di questo.
Il pubblico infreddolito ha il tempo di riprendersi prima dell’arrivo dei No Use For a Name.
Non li avevo mai ascoltati prima e, nonostante non fossi lì per loro, devo ammettere che sono stati tra i migliori della giornata. Grande carica e grande entusiasmo: sono riusciti a coinvolgermi nonostante non mi trovassi sotto il palco (mi sono gustata la loro performance dalla collinetta di fronte).
Poco prima dell’esibizione dei Simple Plan il cielo torna ad incupirsi. Siamo tutti sotto il palco con lo sguardo rivolto al cielo intenti a sperare che il vento porti le nuvole il più lontano possibile. Per fortuna, il tempo regge e si va avanti.
I Simple Plan salgono sul palco e aprono il concerto con una delle loro canzoni più famose: “Shut Up”.
Rispetto al concerto dell’anno precedente, i Simple Plan hanno suonato molte meno canzoni del penultimo album (“Simple Plan”) e si sono invece concentrati sulla presentazione delle canzoni del loro ultimo cd (“Get Your Heart On!”).
Il pubblico si divide in due gruppi: chi non ne può più di loro perché non vede l’ora di ascoltare gli Offspring e chi li ama alla follia.
I Simple Plan riescono a rendere partecipe il pubblico, chiedendo di cantare i ritornelli delle canzoni o anche solo con qualche battuta e qualche parola mal pronunciata in italiano (da ricordare “Everybody salta with me!” usata per introdurre “Jump”).
C’è chi non apprezza il “chiacchierare” dei Simple Plan; personalmente lo trovo molto carino: credo che le band che oltre a suonare cercano di interagire con il pubblico e di coinvolgerlo siano fantastiche.
La situazione al termine del concerto dei Simple Plan è notevolmente cambiata: i fan degli Offspring hanno invaso l’arena. Ero convinta di non conoscere la loro musica, invece mi sono resa conto che diverse canzoni che si sentono un po’ ovunque dall’alba dei tempi sono proprio degli Offspring. Suonano le più conosciute, come “Pretty Fly”, ed anche alcune del loro ultimo album.
Finita la prima parte del concerto, scendono dal palco lasciando i fan a chiamarli a gran voce. Accolta la richiesta del pubblico risalgono sul palco e suonano di nuovo alcune delle loro canzoni più famose. Un bis con i fiocchi! Probabilmente è stato il bis più lungo ed anche il più bello a cui abbia mai assistito.
Gli Offspring sul palco fanno, per così dire, meno “show” dei Simple Plan, ma il pubblico è stato decisamente carichissimo anche per loro. Assistere ad un loro concerto è stato davvero un piacere anche per chi, come me, non è un loro grande fan.
In conclusione, l‘I-Day 2011 è stato un grande evento che, nonostante la pioggia, ha dato il meglio di sé.
Devo però ammettere che l’edizione dell’anno precedente è stata migliore, ma forse ciò dipende dal fatto che lo scorso anno conoscevo e apprezzavo tutti i gruppi che si sono esibiti. Inoltre, un concerto di Blink 182, Sum 41, Simple Plan e All Time Low richiama sicuramente più gente; l’atmosfera rispetto a quest’anno era infatti decisamente diversa.
Camilla Ortolani