A volte ci penso, che “C’è un tempo per vivere e un tempo per morire”, ma se qualcuno mi chiedesse chi l’ha detto… mmhh… fammi pensare.
Così su due piedi mi viene in mente Bruce Dickinson in “The Clayrvoiant”, ma ne dubito.
E insomma c’è un tempo per scapocchiare e uno per riflettere: da qui non è peccato passare dai Moonspell a Jeff Buckley, dai Mercyful Fate ai Tiamat.
In mezzo, però, ci trovo tanta di quella musica che può accompagnarmi mentre faccio altro: mentre disegno in AutoCAD, per esempio, o mentre guido e parlo con una persona.
E’ ovvio che in queste situazioni non mi sognerei mai di premere play né sui Megadeth né tantomeno sui King Crimson i più intricati.
No, tutto sommato oggi fuori c’è un bel sole, ho dormito bene e non ho voglia di Eno.
Sono perfetti, i The Jackie O’s Farm, toscani di Manchester, col loro britpop che più brit non si può.
Si batte il piede e si apprezza tanto la professionalità di questi cinque zingari che fatico a credere italiani, non fosse altro per una pronuncia inglese invidiabile (ditemi che è vero!) e per i suoni ottimi di questo prodotto, il secondo della loro carriera.
Ottime le acustiche, ottimo l’Hammond che non vuole mai essere protagonista e ottime le voci, magistralmente doppiate laddove è necessario.
Ma c’è anche varietà, dal pezzo più tirato senza strafare a quello con un accenno di elettrica; è sempre l’acustica che la fa da padrone.
La costante è la melodia e il ritornello “facile”, che non significa banale o sciatto, tutt’altro.
Ascolta questo disco un paio di volte e lo canticchierai mentre stai andando a prendere l’auto in garage o durante la pausa sigaretta al lavoro.
E solo quando ti troverai da solo con la tua chitarra acustica tra le mani, spalmato sul divano a suonare col cervello spento, e proverai a tirare giù i tre accordi di “The Unknown”, allora sì che significherà che ti sei innamorato totalmente di ‘sto dischetto, anche se ogni canzoni mi rimanda a qualcosa di sentito.
E anzi, adesso che ci penso, sai quando è perfetto da ascoltare? Quest’estate, quando ti farai un bel coast-to-coast di un mese negli USA, che magari ti sei appena laureato, sposato (ti prego, conosco modi meno dolorosi per suicidarsi!) o hai fatto 6 al Superenalotto: altro che Sweet Home Alabama, altro che La Grange (oddio, adesso l’ho detta grossa!).
Questo è un disco per il viaggio e non importa dove, come e con chi: per ore di auto mentre rifletti sul da farsi e anzi spesso su quello che è stato ormai fatto.
L’inizio è di quelli seri, con un poker di canzoni che, se da un lato ti fanno capire di cosa stiamo parlando, dall’altro si fanno apprezzare con la loro semplicità; si va dai ritmi più sostenuti di “Coffee and cover” (che mi ricorda quell’apertura sul ritornello?) al vago country di “Lay down”, ma l’apice del disco sono sicuramente “Killer in love” – con uno dei ritornelli più ruffiani ma allo stesso tempo più efficaci che ho sentito da quando i Dinosaur Jr sono tornati al rumore – e la titletrack, che non ho paura di definire un po’ “Cash del 2011”.
“While” è “Beatles” fino al midollo, dell’era “White Album”, e allora mi volete bene; mi ha preso alla nuca al primo ascolto e ancora non mi ha lasciato; il ritornello viene dagli Strokes tutta la vita, che anche la voce li ricorda, ma in generale tutto il disco si lascia ascoltare più che piacevolmente, senza altri particolari picchi ma anche senza punti negativi.
E magari un inglese che vive di pane e britpop mi dirà che assomigliano tutte a questo o a quell’altro gruppo, che quel ritornello l’hanno ascoltato almeno trenta volte e l’ultima era suonato da un gruppo di quindicenni; urca, se è così alzo le mani, che qua non stiamo proprio nel mio pane quotidiano.
Però chi fruirà di questi livornesi non ne rimarrà deluso, su questo ci scommetto.
E nemmeno chi assaggerà il coniglio in porchetta che stava cucinando proprio quel fruitore, mentre si sollazzava coi Jackie; che, secondo me, al posto di un Brunello del 2007, gli offriranno della spuma bionda, senza vergognarsene nemmeno un po’.
Track list:
1. Coffee And Cover
2. Lay Down
3. Killer In Love
4. Sandland
5. Wide Awake
6. Change Your Mind
7. Wake Up
8. While
9. When You Sleep
10. The Unknown
Formazione:
Giacomo Vacca – voce e chitarra
Federico Silvi – chitarra
Francesco D’Angelo – basso
Patrizio Orsini – tastiere, synth, cori e percussioni
Federico Melosi – batteria
Claudio Scortichini