A volte, si sa, il cervello fa strani collegamenti: ho nelle mani un EP che si intitola “Questo non è un EP” e subito mi viene in mente il buon Magritte, e naturalmente la sua pipa.
In realtà, più che nelle mani l’EP ce l’ho sull’hard disk, visto che questo dischetto non è disponibile su supporto fisico se non in pochissime copie.
Quello che contiene è l’esordio dei marchigiani Marge’s Dogs, giovanissimo trio attivo da poco più di due anni ad infuocare i palchi della riviera con il loro punk furioso e a tratti quasi metalloso, come a voler dire che tra i loro ascolti ci sta pure parecchio palm muting.
Un brevissimo biglietto da visita, fatto di tre canzoni inedite (di cui una presente anche in versione acustica) e un paio di cover dei Misfits.
Ed in effetti nel sound dei nostri c’è tanto del gruppo del New Jersey, soprattutto la furia a volte cieca a volte ragionata carica di una melodia che alterna fasi più spensierate ad altre leggermente più scure (ma neanche tanto), a voler variare per quanto possibile i pezzi tra loro, a non farti nemmeno accorgere che la loro durata è poco più di uno sbatter di ciglia.
Malgrado le buone intenzioni e la voglia di (stra)fare, il risultato che i nostri propongono è abbastanza modestino, con idee trite e ritrite e pochi spunti che destino interesse: deludente anche (e anzi soprattutto) la registrazione, amatoriale e poco curata, così come la produzione della voce e dei singoli strumenti, che dà la classica sensazione di poca amalgama e suoni molto distanti tra loro.
E’ pur vero che il punk/rock non necessariamente ha bisogno di un suono magistrale, ma in questo caso siamo proprio ai limiti della decenza, visto che il tutto ricorda più un demotape casalingo che non un prodotto da dare in pasto al pubblico (e seppur un EP, seppur il debutto, seppur bla bla bla).
Abbastanza metallosa l’iniziale “Squaraus Song” con palm muting e riff quasi maideniano ad introdurre, più punk-oriented, le due seguenti, con spunti di new-punk alla Green Day/Offspring/Rancid senza mai superare però un debole scapocciamento fatto tanto per.
Piacevoli le due cover dei Misfits: “Halloween” fedelissima e “Astro Zombies” decisamente più tirata dell’originale, personalizzata ma con un timore referenziale come si conviene in queste occasioni.
Chiude la versione acustica di “Pà/Tish”, terza track dell’EP, pezzo già non esaltante nella versione originale ma resa ancora meno interessante con la sola chitarra e voce; anche qui escono fuori tutti i limiti del giovanissimo gruppo, soprattutto la pronuncia, l’intonazione approssimativa e in generale la poca cura nei dettagli che alla fine fanno sempre la differenza.
Mi ritrovo dopo diversi ascolti a dare delle giustificazioni per questo lavoro non esattamente elettrizzante, ed in effetti ne sto trovando a palate: sono giovanissimi, suonano da poco insieme, non hanno un budget elevato, fanno parte di una scena che, per antonomasia, ha fatto dell’apparente approssimazione un suo marchio di fabbrica, preferendo l’impatto alla ragione.
Rimane il fatto che non abbiamo nulla di nuovo sotto il sole, se non tanta volontà di muoversi e far muovere, e starà a questi tre ragazzi smentire quello che ho detto col prossimo lavoro (stavolta sulla lunga durata) ed in sede live dove, ne sono sicuro, sapranno procurare più di una frattura dovuta al pogo.
Una curiosità però mi rimane: ma dove cazzo le sentite le influenze dei Kyuss?
Claudio Scortichini
Track list
1. Squaraus Song
2. Killed by a Knife
3. Pà/Tish
4. Halloween (Misfits cover)
5. Astro Zombies (Misfits cover)
6. Pà/Tish (acoustic version)
Line Up
Burry – voice, guitar
Fisca – bass, voice
Man – drums