“Tutte le cose inutili” è il progetto solista di Leonardo Sanzò, anche chitarrista dei KryptoKnights. ll progetto è stato registrato in casa con una chitarra classica senza una corda, un synth e un software gratuito, senza troppe pretese, ma solo con la voglia di essere un aiuto per altri, di far emozionare le persone, attraverso le proprie canzoni.
Adesso andiamo a conoscere meglio cosa c’è dietro ad un progetto del genere.
Domanda di rito: Perché “Tutte le cose inutili”?
Potrei dire che ho preso spunto dai Massimo Volume, o addirittura da Oscar Wilde ma, in realtà, il nome nasce semplicemente da quello che la gente diceva di me, da ciò che trovavo girovagando per Internet cercando il mio nome.
“Tutte le cose inutili” è ciò che ci circonda: i surrogati di emozioni, le nostre vite incanalate, tutto il tempo che ci danno per esprimerci, ma sottovoce.
Quando e come è nato questo progetto?
Il progetto è nato nell’autunno del 2011, quando mio padre mi diede delle cuffie con microfono per registrare le lezioni in università.
Sono state davvero utili, per altro però: finalmente avevo i mezzi necessari per registrare ciò che scrivevo da qualche anno.
A quali artisti ti ispiri?
Scrivendo e cantando in italiano le mie influenze musicali sono riconducibili al nostro bel paese.
Sono cresciuto ascoltando Guccini e sto continuando a crescere traendo ispirazione da Le luci della centrale elettrica, Iosonouncane, Dente, Brunori Sas e Diaframma.
In un periodo in cui la discografia si interessa soprattutto ad un altro genere musicale, come pensi di farti conoscere?
Sicuramente non credo di arrivare a Sanremo o di vendere qualche milione di dischi, anche se, ovviamente, mi piacerebbe.
Per adesso non penso nemmeno di avvicinarmi alle etichette discografiche che hanno un bel da fare coi pochi soldi che hanno tra le mani; mi accontento di Freedownload, Facebook, Soundcloud e cose del genere, che ti permettono di essere un ago in un pagliaio, ma almeno si può dire di esistere.
Credi che l’Italia e in particolare la tua città possano darti, in ambito musicale, ciò che cerchi?
Sì, ed è il motivo per cui scrivo in italiano, in modo che ciò che penso, dico, canto possa arrivare a tutti.
Ho sempre avuto l’idea che le vite delle persone seguano una sorta di linea standard e che quindi le emozioni che ho provato io, o che sto provando a quest’età, siano facilmente riconducibili a quelle di un’altra persona della mia stessa età.
Esprimersi con la musica, in italiano, in Italia, è semplice.
Spero di essere un aiuto per altre persone, di farle emozionare, sopratutto.
In questo periodo su cosa ti stai concentrando, hai progetti in ballo?
Sto registrando il mio primo vero album; ci vorrà un mesetto, e sarà molto completo.
Ho in mente tanti progetti completamente differenti – magari anche un disco dance o country! – oltre che continuare a suonare nei KryptoKnights.
Scrivi prima i testi o la musica?
Prima i testi. Devo dire che nascono molto di getto, non nascono come canzoni, sono più che altro uno sfogo personale che mi ritrovo a scrivere ovunque (nei giardini di Firenze, andando all’università, in treno o aspettando un professore).
La musica viene dopo. Per quanto mi riguarda, è più facile creare la musica rispetto al testo
Cosa vorresti dire con i tuoi testi alle persone che ti ascoltando?
Premetto che nelle mie canzoni parlo di amore e bellezza, che può essere ovunque.
I testi sono nati come un aiuto che davo a me stesso per superare momenti della mia vita in cui tutto sembrava andare nel verso sbagliato; in effetti, se non scrivo vuol dire che sono molto felice!
Mi piace che qualcuno possa ritrovarsi in ciò che dico e, se potessi, direi alla gente di non smettere di pensare, di fare arte, di essere arte e quindi di esprimersi.
Cosa ne pensi del mondo cantautorale odierno?
Il cantautorato di oggi è vario e di alto livello.
Penso che si divida tra i sognatori – come Dente – e i realisti – e qui cito Vasco Brondi.
Date future in cui sarà possibile vederti?
Il 17 marzo dovrei suonare allo Skatepark di Comeana (PO) in una serata di band pratesi e fiorentine che fanno roba strana, non mainstream, band che ho sempre ammirato come Topsy the Great e Architecture of the Universe.
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Elisa Bertolucci