E’ passato poco più di un mese da quando il demo “The Ages Of Dreams” è stato offerto in free download dagli Starcontrol, e mi auguro di cuore che la gente possa averci dato un ascolto prima di quanto non l’abbia fatto io. Solo oggi infatti ho avuto l’occasione di immergermi in questa musica dalle cadenze mistiche che davvero sembra trasportare l’ascoltatore in un mondo di sogno.
Cinque brani ben prodotti, e soprattutto cinque brani ben scritti. Ogni canzone sembra poter vivere di vita propria, ma ascoltandole nell’insieme si coglie davvero la raffinatezza del trio milanese, che con naturale maestria unisce atmosfere new wave a potenti ritmiche che farebbero invidia ai tanti pseudo-batteristi punk cresciuti ascoltando Marky Ramone.
Ora, la musica.
Ottima apertura offerta da “Persian Carpet”. La carica è quella giusta: ritmi in levare, linee di basso che si muovono veloci tra tastiere e chitarre. Nota di merito alla voce profonda, che non manca però di farsi ruggente e quasi urlante nel cantare versi quali “We just want to break this agony”. Good start, boys! Ogni presupposto è buono per immaginarsi l’invidia di Chris Martin e compagni.
Se passando alla seconda traccia vi tornerà alla mente una colonna sonora degna di “Profondo Rosso”, vi accorgerete presto di come anche “Question Mark” sia una traccia che non manca di potenza ed impatto. A suoni di flauti antichi si affiancano bisbigli pinkfloydiani e percussioni dai sapori tribali. Non siamo ancora al 50% e i ragazzi stanno già dimostrando tutta la loro qualità.
Un sogno. A metà opera gli Starcontrol ci regalano “A Dream”, che per sound e posizione in scaletta sembra proprio il cuore di questa demo. Un’ode alle illusioni in cui spicca la voce femminile che come una Circe ci invita a ‘dormire fino alla fine’. Questo caleidoscopio di suoni vi avvolgerà completamente, ma se riuscirete a prestare attenzione ai particolari del pezzo, noterete certo alcune tra le più belle note di chitarra dell’intera demo.
Difficile etichettare “Heart Becomes A Cage”, che dai colpi di tamburo che aprono le danze riesce a trasformarsi mille volte nel corso dei quasi 4 minuti (unica canzone a non raggiungerli). Apprezzabile la capacità di non rendere dispersivo un pezzo che offre elementi peculiari per i generi più diversi, dall’electro al rock leggero, senza perdere il gusto indie che caratterizza la band. Diversamente da come lascerebbe supporre il titolo, offre un respiro felice prima di avviarsi alla chiusura.
Non stupitevi se ‘ansia’ sarà la prima parola che vi verrà in mente ascoltando “Forever Unknown”. Forse giunti all’ultima traccia potrete trovare ripetitivo il mix di bassi e chitarre che irrompono con ritmiche davvero paurose, ma il ritornello vi colpirà più forte di qualunque pugno in faccia che vi auguro di non ricevere mai: poche parole trasformano questa canzone in un rock che sembra frutto del miglior Dave Grohl. Insomma, nemmeno in chiusura gli Starcontrol vogliono abbandonare l’energia che ha caratterizzato tutto il lavoro.
Ho scritto forse troppo, e mi auguro che ora non aspettiate altro che ascoltare questo breve e intenso demo, di cui non posso aggiungere altro se non un’ulteriore congratulazione per l’onesta passione per una musica che qui in Italia non si vede da troppo.
Voto 8/10, perché migliorare è sempre possibile.
Jimmy
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