373°K sono una band bolognese composta da Tia Villon (voce e piano), Vincenzo Adduci (chitarra), Rocco Romani (basso) e Francesco Lupi (batteria).
Dal 2009 portano in giro la loro musica con concerti ed eventi; nel 2011 è uscito il loro primo album.
Immancabile domanda di rito: come mai il nome 373°K?
Il nostro nome nasce dal sistema di misurazione della temperatura adottato dal SI. 373K è il valore che corrisponde a 100°C, temperatura di ebollizione dell’acqua. 373°K è invece un valore iconicamente simbolico del nostro Spirito Bollente, quello che preme dentro di noi per uscire e che dal 2009 portiamo su tutti i palchi che ci sono concessi. Il nostro Spirito si esprime attraverso una forma di comunicazione tipicamente anglosassone, il Rock, inevitabilmente miscelato con la nostra Italianità, simboleggiata dal “pallino” dei più Italiani °C. La temperatura è la medesima. Inoltre, l’ebollizione dell’acqua rappresenta un passaggio di stato della materia. Ci piace vedere questa trasformazione non solo come trasformazione materica, ma anche dell’Essere. Il divenire, di noi stessi in primis, è un mezzo per poter cambiare il mondo che ci circonda.
Nell’ultimo anno da cinque siete diventati quattro. Come avete affrontato la cosa?
Il percorso dei 373°K ha visto tanti cambi di organico nel corso degli anni, forse perché l’ambiente universitario è per sua natura stessa un po’ instabile. Il passaggio di diversi musicisti in questo progetto è stato sicuramente fonte di arricchimento per la nostra musica; l’altra faccia della medaglia è che dal punto di vista emotivo è sempre molto dura…
Nel caso specifico, la defezione di Stefano Venosta ha rappresentato un cambiamento epocale per la nostra formazione. La “caduta del muro di suoni” è stata seguita da una vera e propria “ricostruzione”, che abbiamo deciso di compiere in quattro per sperimentare nuove sonorità.
Ho sempre pensato che in una band la cosa più importante fosse l’amicizia che lega i membri. Siete d’accordo? Per voi è così?
L’alchimia che si viene a creare in una band trascende un po’ i rapporti interpersonali, piuttosto si cerca di fondere proprio i pensieri per farne una cosa sola. È chiaro che per giungere a questo tipo di risultato un rapporto di amicizia e stima deve essere alla base.
Il vostro primo album, “Spiriti Bollenti”, è ricco di rock. Come ha reagito il pubblico, sentendolo?
Molto bene, direi! Forse perché c’era il bisogno di ascoltare qualcosa che picchiasse duro senza fronzoli, un po’ come fa il Metal, ma per le orecchie degli amanti del Rock. E c’è spazio anche per atmosfere diverse, riflessioni musicali che sfociano ancora nel rock più puro, la nostra soluzione.
Chi scrive, principalmente, i testi delle vostre canzoni?
Dei testi si occupa Tia Villon, cantante, pianista, tastierista e frontman dei 373°K.
Se in futuro vi capitasse la possibilità di collaborare con qualche grande artista chi scegliereste e perché?
Ce ne sono diversi che ci piacciono molto; sarebbe fantastico collaborare con chi è riuscito a fare Rock in Italia e a farlo bene. Ne cito alcuni che per noi sono stati di fondamentale importanza: Piero Pelù, Edda Rampoldi e Adriano Viterbini.
E’ sempre più difficile per le band emergenti farsi notare. Come affrontate questo problema?
Lo affrontiamo spremendo la testa tutti i giorni e rimboccandoci le maniche. La difficoltà ad emergere nasce proprio dalla facilità con cui, in teoria, può emergere chiunque abbia un pc. A noi non resta che puntare sulla qualità. Del resto ancor prima di imbracciare gli strumenti già sapevamo a cosa si andava incontro… la musica a un tratto ti seduce e conquista senza lasciarti possibilità di scelta. Nessuno è tanto stupido da cominciare con la pretesa di farne una professione.
Progetti futuri?
Stiamo pianificando la registrazione del prossimo album e rifinendo gli arrangiamenti. Il proposito comunque, il filo conduttore, resta sempre quello di suonare, suonare il più possibile. A ogni modo potete starne certi: il meglio deve ancora venire.
Sito ufficiale: http://www.373k.it/index.php
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Sara Picello