“Se c’è un concerto che parla di te, quello è Campovolo”, diceva Luciano Ligabue nel dvd del suo secondo spettacolo nell’enorme aeroporto di Reggio Emilia e credo che non ci sia definizione più adatta.
Già alle nove di mattina, orario di apertura dei cancelli, il flusso di gente che entrava era impressionante. Flusso che non si è interrotto un attimo fino all’inizio del concerto.
C’era chi correva, chi si gettava – letteralmente – sul primo spazio disponibile e lo occupava, chi si fermava più indietro convinto che non cambiasse poi così tanto. Questione di punti di vista.
Magliette diverse, fan diversi. Spuntavano qua e là quelle di Ligabue (me compresa), a nostro parere la maggior parte, seguite subito dopo da quelle di Renato Zero e Tiziano Ferro.
Fan diversi, un unico scopo. Eravamo lì per sentire un concerto incredibile, ma soprattutto per aiutare una terra ferita, una terra che ha bisogno e si merita ancora un po’ di normalità, che l’unica cosa che deve sentir tremare è il cuore per l’emozione.
Le ore passavano lente e il sole non ci risparmiò neanche un attimo; nel pomeriggio non si scorgeva più neanche una minima parte di prato: gente ovunque. Mai viste così tante persone nello stesso posto.
La stanchezza si impossessò ben presto di tutti. I più fortunati riuscivano a dormire, altri cantavano (credo che la birra aiutasse parecchio), mentre la maggior parte semplicemente aspettava.
Alle sette di sera eravamo già tutti in piedi, un’ora all’inizio del concerto, e l’ansia si faceva sentire più forte che mai! Noi eravamo in area PitA e vi garantisco che la tensione era alle stelle.
Dopo un conto alla rovescia interminabile il momento era arrivato: alle otto in punto partirono le prime note e la voce di Zucchero riempì il Campovolo.
Potente. Scatenante. Baila fu una vera botta di energia, il riscaldamento giusto.
Ogni artista presentava il successivo, quattro ore di musica senza interruzioni.
Fu il turno dei Nomadi, con cui nessuno riuscì a fare a meno di cantare, in fondo eravamo tutti un po’ Vagabondi quella sera.
Giorgia e il suo abito argento vivo accesero il pubblico con Il mio giorno migliore concludendo l’esibizione con l’attesissimo duetto con Jovanotti Tu mi porti su, non solo cantata ma anche mimata: alla frase e poi mi lasci cadere il pubblico si abbassava – per quanto possibile visti gli spazi – e si rialzava poi di colpo creando un effetto a colpo d’occhio bellissimo.
Un boato incredibile accolse Tiziano Ferro, evidentemente emozionatissimo, che mescolò passato e presente con un incredibile set composto da La differenza tra me e te, Indietro e Sere Nere. Fu l’unico a non fare duetti, perché contava sulla presenza dell’amica Laura Pausini, che invece non poté essere presente a causa della sua gravidanza.
Appena dopo salì sul palco Fiorella Mannoia, che tra una canzone e l’altra ci chiese dolcemente di alzare le braccia al cielo per scattarci una foto col suo smartphone.
Fiorella presentò Renato Zero, che commosse il Campovolo con un’arrangiatura sublime de I migliori anni della nostra vita.
I Negramaro portarono quel tocco che mancava, con l’inimitabile voce di Giuliano e incantarono tutti i presenti duettando anche con Elisa e Jovanotti che era quasi sempre sul palco.
Fu il turno di Elisa, dolce e forte allo stesso tempo, accompagnata da un coro di bravissimi ragazzi. Per la prima volta uscì Ligabue per cantare con lei Gli ostacoli del cuore, che fece impazzire i presenti.
Claudio Baglioni portò a Campovolo i suoi classici e la sua esperienza, con una magnifica versione di Strada facendo, conosciuta anche dai più giovani.
Toccò a lui presentare i Litfiba e il loro sano rock, dando la giusta scossa con Barcollo e Il mio nome è mai più scritta con Ligabue e Jovanotti, ma cantata per l’occasione anche con Baglioni e Fiorella Mannoia.
Biagio Antonacci non deluse le aspettative e aprì il suo set con la conosciutissima Non vivo più senza te, che pur apprezzandola o meno tutti sapevano.
Da un rapido calcolo mentale sapevamo che mancavano due artisti: Jovanotti e Ligabue. Due veri big.
Fu il turno di Jovanotti, mia più grande sorpresa a Italia Loves Emilia: non è eccezionale, di più!, che oltre a cantare con una grinta pazzesca La notte dei desideri, Il più grande spettacolo dopo il big bang e Amico con Renato Zero scese dal palco e si avvicinò alle prime file, completamente impazzite.
Concluse Ligabue, il padrone di casa con Marlon Brando è sempre lui, Non è tempo per noi duettata a sorpresa con Zucchero: capolavoro. Infine eseguì la canzone che ognuno si aspettava di sentire: Il meglio deve ancora venire. Una promessa. Una promessa di cui non solo l’Emilia, ma l’Italia intera aveva e ha bisogno.
Dopo un paio di minuti di silenzio tutti gli artisti uscirono sul palco, cantando insieme il capolavoro del cantante emiliano Pierangelo Bertoli, A muso duro.
Quasi non sembra vero, il concerto è già finito. Dopo giorni e giorni di attesa eccoci qui, a raccontare quella giornata come una delle più belle in assoluto.
Decine di nuove conoscenze, lo spazio di un asciugamano come casa per l’intera giornata e un concerto come se ne vedono pochi nella vita, tutto questo è stato Italia Loves Emilia.
Tutto questo è stato ed è Campovolo, perché, disse Ligabue in conclusione: “Questo posto ci sta abituando al fatto che effettivamente le magie succedono”.
E, ve lo posso garantire, questo concerto una magia lo è stato davvero.
Sara Picello