Modern Blossom – Beg For More

Modern Blossom – Beg For More

 

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Ultima uscita dell’Indie Press: Modern Blossom!
I Modern Blossom nascono nel 2010 e nello stesso anno pubblicano le prime sperimentazioni sonore, esibendosi affianco ai Calibro 35. Nel 2012 diventano un duo e il 10 ottobre esce “Beg For More” il loro primo album.

Il genere trattato dai Modern Blossom, l’elettronica, non è tra i miei preferiti. Questo non è a priori un fattore negativo, però non conoscendoli musicalmente, ne sono rimasta spiazzata. Ma passiamo subito all’album.

“Beg For More” è composto da sette tracce in inglese, caratteristica comune è la cupezza dei brani sia nei testi che nella melodia.
“A Common Poetry” è il brano d’apertura. Come molti dei brani del nuovo disco, inizia con un intro strumentale. Non è come una canzone rock che dopo un inizio “lento” poi esplode, la voce continua a seguire quel ritmo che ricorda tanto la pesantezza della monotonia quotidiana (escluso il ritornello un po’ più energico). Sebbene il genere sia diverso, mi ricorda quello dei Muse.

“Beg For More”, canzone che dà il nome al disco, è diversa dalla precedente, anche se, come ho già accennato, non essendo un’amante del genere, questa mi ha colpito molto. Mi è rimasta in testa e già dal secondo ritornello ho iniziato a cantarla. È molto più incalzante della precedente e questo la rende una delle mie preferite all’interno dell’album.

Altra canzone che mi è piaciuta molto è “A Sickness Called Faith”. Questa fin dalle prime note mi ha ricordato subito i Daft Punk: è molto nel loro stile.

“Bloodline, Red Files” una via di mezzo tra “A Common Poetry” e “Beg For More”. Non ha la monotonia della prima, ma neanche l’energia della seconda. In questo brano oltre al suono cupo risalta anche una sorta di richiesta d’aiuto. If life’s so terrible, I’ll dance with the stars. If life’s so terrible, don’t make me starve.

Si passa a “Last Acts” abbastanza diversa dalle precedenti. Così straziante, è difficile ascoltarla se non si è dell’umore giusto. Anche senza leggere il testo, la canzone parla da sola: tocca l’anima.

Ritmo completamente diverso quello di “I don’t own you”: le prime note ricordano un po’ i Coldplay di “Viva la Vida”, fortunatamente si passa a un ritmo energico, che racchiude sempre quella sofferenza caratteristica dell’album.

“Velvet Shoulders” è l’ultimo brano e non mi ha colpito particolarmente. Non riesce a prendermi ed è l’unica che salterei volentieri. Troppo lenta e l’intonazione vocale non è delle migliori.

Il disco riesce a rappresentare la situazione emotiva di molti giovani d’oggi. Non impazzisco per il genere,  ma questo non toglie che sia fatto bene. I Modern Blossom sono un duo che dà promesse. Alcuni brani rimangono grezzi rispetto ad altri, sia nella melodia che nella voce, ma lavorando e accumulando esperienze miglioreranno di sicuro.
Apprezzabili i titoli dei brani e il nome del gruppo: li ho trovati particolari. Anche l’immagine scelta come copertina del disco trovo che sia molto inerente e rappresenti in modo giusto quello che nascondono le sette tracce.

Sicuramente i Modern Blossom resteranno nel mio mp3 e noi di Brainstorming auguriamo loro un sincero in bocca al lupo.


Camilla Ortolani

Dove trovare i Modern Blossom:
http://modernblossom.com/
https://twitter.com/ModernBlossom
https://www.facebook.com/ModernBlossom?fref=ts
http://www.youtube.com/user/ModernBlossom?feature=watch

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