Milano, 7 giugno 2014.
Erano le sei di mattina quando arrivai fuori dallo stadio San Siro, sulla mano il numero 97: ragazzi e ragazze da tutta Italia avevano deciso di affrontare una o più giornate intere di caldo, immersi nell’inconfondibile afa padana, tra zanzare e interminabili code ai bagni, in attesa del concerto di Luciano Ligabue, in programma per quella sera, proprio lì a San Siro, uno degli stadi più famosi del mondo.
Alle due e mezza iniziano ad aprire i cancelli per il prato: si corre.
Mi attacco alla transenna e mi sistemo in quello che sarà il mio spazio vitale per le ore successive, intanto il caldo aumenta e la sicurezza inizia a distribuire acqua.
Il palco prende vita attorno alle 18.30, quando Il Cile, il primo opening act del concerto, inizia a cantare: non tutti lo conoscevano, qualcuno cantava, ma sicuramente tutti sono rimasti colpiti dall’energia che emanava. Da “Siamo Morti A Vent’Anni” a “Cemento Armato”, Il Cile ha sicuramente lasciato il segno. Subito dopo è toccato a Daniele Ronda, che è salito sul palco attorno alle sette, quando l’atmosfera iniziava davvero a surriscaldarsi. Presentato come uno dei migliori artisti emergenti del panorama italiano, è sicuramente riuscito a dimostrarsi all’altezza delle aspettative del pubblico.
Dopo un’ora interamente dedicata a RTL, in cui venivano trasmesse canzoni scelte dallo stesso Ligabue, è finalmente giunta l’ora che tutti aspettavano: le 21.30.
Il momento in cui si spengono le luci è, prima di un concerto, è qualcosa al limite tra il sacro e il mistico, tra i brividi e l’adrenalina pura. Soprattutto se quel concerto si svolge in un San Siro pieno dal primo all’ultimo posto e se, come nel mio caso, ti ritrovi in prima fila davanti al palco, consapevole che nel giro di qualche secondo sarebbe uscito uno dei cantanti più amati d’Italia.
Il concerto si apre con “Il Muro Del Suono”, ultimo singolo estratto dall’album “Mondovisione”, accolto da un’ovazione universale.
Si prosegue con “Il Volume Delle Tue Bugie”, una delle canzoni più belle del nuovo album, per poi fare un tuffo nel passato con “Ho Messo Via”, tratta dall’album più sottovalutato dalla critica e più amato dai fans: “Sopravvissuti E Sopravviventi”.
In un continuo alternarsi tra pezzi nuovi e più vecchi, tra “Ciò Che Rimane Di Noi”, “Le Donne Lo Sanno” e “Nati Per Vivere”, si arriva a una delle canzoni più amate di sempre: “Il Giorno Di Dolore Che Uno Ha”. Ligabue stesso una volta la descrisse come una di quelle che sono state più utili ai fans a superare momenti difficili della propria vita, perché pur partendo dal dolore di un lutto, arriva a dare la forza necessaria per rialzarsi, per crederci ancora una volta.
Si torna ai pezzi più rock con “Siamo Chi Siamo”, seguita da “Leggero”, eseguita al centro dello stadio e cantata da tutti con ogni residuo di voce possibile.
E’ la volta di “Sono Sempre I Sogni A Dare Forma Al Mondo”, “Per Sempre”, “L’Odore Del Sesso”, fino ad arrivare alle immancabili “Balliamo Sul Mondo” e “Urlando Contro Il Cielo”, che fanno esplodere lo stadio.
Su “La Neve Se Ne Frega”, titolo anche di un romanzo pubblicato dall’artista, il pubblico viene coinvolto in una suggestiva coreografia: piccoli pezzi di carta, simboleggianti appunto la neve, iniziano a uscire dalla sfera posta alla fine della passerella e cadono leggermente sui fans.
Alla fine è il pubblico stesso a essere reso protagonista, quando, con Ligabue che teneva il tempo e dava l’attacco, ci venne chiesto di cantare da soli tre canzoni: “Eri Bellissima”, “Vivo Morto O X” e “Un Colpo All’Anima”. Tutti preparatissimi, i fans superano alla grande il test.
Lo spettacolo riprende con “Tu Sei Lei”, “A Che Ora E’ La Fine Del Mondo”, l’immancabile “Piccola Stella Senza Cielo” e la rabbia mista a indignazione trasmessa con “Il Sale Della Terra”, contro la situazione politica attuale.
“Il Meglio Deve Ancora Venire” e “Tra Palco E Realtà” sono le ultime canzoni che Luciano canta, prima di scendere dal palco. Com’era prevedibile, non manca il bis, che si apre con “Quella Che Non Sei”, una canzone che chiunque sperava di sentire, poi passa a “Certe Notti”, che in uno stadio, tra luci e mani in alto è da brividi assicurati, e si chiude con “Con La Scusa Del Rock’n’roll”, grazie alla quale, ancora una volta, abbiamo avuto la possibilità di assistere a uno spettacolo incredibile.
Sara Picello