A cura di Marco Baricci
Dopo l’esaltante successo del debut-album “Lunatics”, tornano i The Moon, pop-rock band proveniente da Udine, che pubblica questo nuovo lavoro dal titolo “Waiting For Yourself” per la Seahorse Recordings.
Undici brani che sembrano scritti da chi vive, odora, mastica e soffre di un sound tipicamente d’oltremanica; chitarre graffianti, cariche di medie-alte che evidenziano ancora di più le accattivanti scelte melodiche dei direttissimi refrains composti da questi quattro kidz del Nord-Est.
Un full-lenght davvero ben costruito che colpisce non solo per la sua semplicità instrinseca, ma anche per l’estrema scorrevolezza ed efficacia di ipotetici tormentoni spacca-radio come il primo singolo scelto, “Make It In The Easy Way You Know” o per brani di sicuro impatto come “Carolyna“.
Con i The Moon, in alcuni momenti, vi sembrerà quasi di essere al centro di un immenso party situato nelle sterminate ed eleganti campagne della provincia inglese; una solarità abbagliante e del tutto naturale come accade nella traccia che ho preferito fin da subito, “If Today Comes“.
Molto interessanti anche i capitoli più pacati della band friuliana, nei quali riusciamo ad apprezzarne la costruzione delle linee melodiche: voci combinate ed il dolce suono di armonica danno vita a “Electric Level“, probabilmente il brano dal tono più intimo dell’intero lavoro.
Insomma: siamo immersi in piene atmosfere Nineties (dopo la scorpacciata di 80’s revival, nuovamente e prepotentemente di moda), tra echi fortemente rivisitati e personalizzati di Oasis, La’s a tratti, sprazzi di Suede e Stone Roses buttati saggiamente qua e là e strizzatine d’occhio anche ai più recenti Jet. Non mancano al tempo stesso accenni ai Sixties, per i quali la fascinazione non è mai fuori moda, anzi più che mai attuale, soprattutto nelle melodie estremamente catchy e fluide dei ritornelli (The Who, Peter And Gordon)
Un sound maturo, una produzione vincente ed un’immagine frizzante che fanno da cornice ad un progetto di cui sentiremo sicuramente parlare ancora in futuro.
A cura di Marco Baricci
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