DIAMANTE – AD VITAM REDITUS

DIAMANTE – AD VITAM REDITUS

diamante_ ad_vitam_reditusI Diamante sono un gruppo rock originario della provincia di Brescia, attivo sulla scena musicale italiana da ormai venti anni. Dopo una lunga gavetta iniziata nel 1994, anno di formazione della band, nel 2000 incidono il loro primo album, “Riflesso”, seguito da “Diamante”, il loro secondo lavoro in studio. Nel 2011 il gruppo è sconvolto dalla perdita di Nicola, il tastierista; seppur stravolti dalla scomparsa dell’amico i ragazzi decidono di non mollare, e ricominciano a lavorare su un nuovo album di inediti: “Ad Vitam Reditus”.

L’album si apre con “Pagliaccio”. Il pezzo riflette sul lato cupo e beffardo della vita: quella legge del “panta rei” che continua ineluttabilmente ad applicarsi, incurante dei sogni e dei sentimenti degli inermi esseri umani. La metafora dello scorrere della vita come quello delle acque di un fiume rende bene l’idea dell’impotenza dell’uomo, che non può riuscire, con le sue sole forze, a fermare questo flusso. E così tutto quello che vi è di più caro finisce irrimediabilmente con l’allontanarsi, fino a far desiderare di non aver mai vissuto. La tematica importante del brano è ben supportata dal comparto sonoro, caratterizzato da una buona fusione di tutti gli strumenti; da segnalare in particolare il bell’assolo di chitarra che, sempre più incalzante, accompagna alla chiusura del pezzo. Decisamente un buon inizio.

La seguente “Vedi fratello” è un pezzo dal sapore metal. Il ritmo è incalzante fin dall’inizio, l’atmosfera carica e il sound duro: decisamente il modo migliore per accompagnare il tema della canzone, la descrizione di un campo di concentramento. E’ un pezzo importante, sicuramente di grande impatto: 5 minuti di rabbia e frustrazione in cui la voce di Nico Sala dà il meglio, gridando contro l’orrore dei campi di sterminio. L’utilizzo dell’organo Hammond e dei cori contribuisce a dare una connotazione sacrale al brano, ricordandoci che stiamo parlando di una tortura con cui abbiamo realmente fatto i conti in passato: un monito da non dimenticare.

Il pezzo successivo, “Ballo in fa diesis minore”, è una cover di un famoso pezzo del maestro Branduardi, rivisitata in chiave rock. Il risultato è decisamente positivo, visto che la versione dei Diamante guadagna in ritmo e velocità quello che perde sul lato dell’atmosfera medievaleggiante. Sicuramente un esperimento tanto coraggioso quanto ben riuscito, un omaggio che farà piacere a tutti gli amanti di Branduardi (e non solo).

Io sono… e sarò”, la quarta traccia è un pezzo dal sound spigoloso, decisamente hard rock. Il testo è un inno al coraggio e al riscatto personale, potente e quasi “epico”. Un pezzo estremamente godibile nella sua semplicità, che si sviluppa in crescendo verso un futuro migliore. Una boccata di forza e ottimismo che dà la carica all’ascoltatore.

La successiva “Respirare te” è uno dei due brani scritto da Nicola presenti nell’album. Il pezzo parte con le parvenze di una ballad, per poi virare verso un sound più spigoloso. Si distingue per l’ottimo amalgama tra gli strumenti e la voce di Sala, che riesce a imprimere una grande carica al cantato. La rabbia di questo pezzo viene mitigata nella successiva “Profumo d’oriente”: un viaggio mistico verso est introdotto da oltre un minuto di tastiera, in cui reale e fantastico finiscono con il confondersi.

Non resisto”, il settimo brano, riprende le linee aggressive di inizio album, specialmente nella chitarra. Il pezzo, musicalmente graffiante, ha però un sapore romantico, e va ad esplorare gli ingannevoli confini tra amore e sesso.

La penultima traccia, “Gloria”, si apre con una intro in crescendo in cui il lato prog-rock del gruppo si mostra in maniera evidente. Il pezzo, simile a una preghiera dal sapore amaro, è musicalmente interessante: tutti gli strumenti sono perfettamente amalgamati in una sorta di “prova di maturità” della band – ampiamente superata. L’album si chiude quindi con “La ballata del buon vino”, l’altra traccia scritta da Nicola, in cui atmosfere medievali e suoni rock fanno da sfondo al dialogo tra un oste ed un viandante capitato nella sua taverna. Un pezzo dalle tematiche più leggere rispetto ai precedenti, che fa però da degna chiusura all’intero lavoro.

In conclusione “Ad vitam reditus” rappresenta un passo importante nella carriera dei Diamante. E’ un album maturo, nel quale il vissuto della band – e in modo particolare le turbolenze dell’ultimo periodo – viene introiettato nei testi e nel sound, spesso spigoloso. Ma il messaggio che i ragazzi di Brescia lanciano è chiaro, ed in linea con la loro anima rock: la vita ci mette a dura prova sempre, ma bisogna essere più forti ed andare avanti in ogni caso.

Pronti per il prossimo “ritorno alla vita”.

Andrea Pati

https://www.facebook.com/diamanterock

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