Noi di Brainstorming abbiamo avuto il piacere di intervistare Le Folli Arie, ovvero Simone Corazzari (voce, chitarre), Massimiliano Masciari (basso e steel drum), Francesco Meles (batteria e percussioni) e Marco Antonio Cerioli (tastiere e seconde voci).
Le Folli Arie, nati nel 2012, intraprendono una nuova avventura, miscelando l’amore per il rock anni ‘70 con la tradizione del prog italiano di quegli anni, senza dimenticare le vene pop, grunge, funk e latin dei componenti della band, al fine di arrivare a creare un proprio linguaggio contemporaneo.
Il loro primo disco porta con orgoglio il nome della band e da poco è uscito il loro singolo in inglese, “It’s not easy”, dopo la versione italiana di “Non è facile”.
Le folli arie
Le folli arie
Ciao ragazzi! Come state?
Bene, benissimo, grazie!
Toglietemi una curiosità: perché avete scelto di chiamarvi “Le folli arie”?
Tutto nacque parecchi anni fa: da ragazzino, sfogliai una rivista d’arte e mi colpì molto l’assonanza di quelle parole.
A chi e a cosa vi ispirate per scrivere le vostre canzoni?
Be’, un po’ a tutto: funk rock, jazz, rigorosamente rock anni ’70, è un bel calderone, un bel miscuglio, che crea uno stile proprio.
Mi ha lasciato sorpresa il vostro approcciarsi al pubblico: non avete intenzione di comparire nei servizi fotografici, né nelle locandine, nemmeno nei videoclip. Come mai questa scelta così coraggiosa?
La scelta è stata consapevole e naturale. Naturale perché abbiamo deciso di porre la musica al centro della nostra carriera e non di lasciarci trasportare dall’immagine, dal bisogno di apparire. La musica è l’essenziale, il resto è superficiale.
Come è stato lavorare affianco di Lorenzo Cazzaniga?
Una parola: illuminante. Lorenzo è un uomo dall’immenso valore, sia culturale che umano. Per me (Simone) è stato un vero e proprio mentore. Poi, alla mano, considerato che abbia collaborato in passato con i grandi della musica, quali Claudio Baglioni, Lucio Dalla, Fabrizio De André, Ray Charles, Sting, Mina, Pfm, Pooh, Vasco Rossi.
Come vi approcciate coi social network?
Male! O bene? Ti dico la verità, ho creato il mio profilo Facebook per necessità, così posso discorrere coi miei fan. I social sono un mezzo, come tanti altri, ma preferisco di gran lunga i concerti.
Il 23 aprile sarete in concerto al Black Horse, a Cermenate, in provincia di Como. Che rapporto avete con il pubblico?
Il live è la nostra dimensione naturale… in studio è tutt’altra cosa. Col pubblico siamo in sintonia.
Il primo febbraio abbiamo suonato al Blue House di Milano e il concerto è stato eccitante ed emozionante, ci siamo divertiti proprio come dei ragazzini…
Giovedì sera proporremo ai nostri fan una cover arrangiata!
Puoi dirci qual è?
Ah, certo che no: è una sorpresa!
Vi ringrazio per aver risposto alle domande e noi di Brainstorming vi facciamo un grande, grandissimo in bocca al lupo!
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Valeria Gargiullo