I Tic Tac Bianconiglio sono una giovane alternative band milanese composta da Armando Greco (chitarra) e Cristina Tirella (voce e basso).
L’idea di dare vita ad un progetto musicale che fosse arricchito da una base musicale raffinata, potente e da testi ricercati, nasce nel 2011 dall’incontro dei due musicisti.
Dopo vari cambiamenti, il nome scelto fu Tic Tac Bianconiglio, prendendo spunto dalla favola di Carroll.
Nel corso dei due anni e mezzo di formazione la band ha cambiato vari batteristi, dimostrandosi un gruppo in continua fase di ricerca, non solo musicale, ma probabilmente anche di identità.
Trovata una stabilità, nel giugno del 2013, finalmente la band realizza un demo: “Sasso di Fiori (Volume 1)”. Nel maggio del 2014 viene accompagnato da altri 5 pezzi, creando così la raccolta “Sasso di Fiori (Volume 1 e 2)”.
Nel 2015 pubblicano il loro nuovo lavoro “Il volto di Lewis”; il loro intento è di esprimere la visione psicologica del libro Alice in Wonderland e del suo autore, lo scrittore inglese ottocentesco Lewis Carroll.
Tracklist:
1 – Memorie di un amore ritrovato (parte 1)
2 – Memorie di un amore ritrovato (parte 2)
3 – Nostalgie catartiche
4 – Il volto di Lewis
5 – Le sue orecchie dietro la porta
6 – Nella tana del brucaliffo
7 – Petali di piombo
8 – Psicogenia
A primo impatto, leggendo i titoli delle tracce e il concetto su cui è incentrato l’album, ero molto incuriosita da come si potesse trasmettere musicalmente la mentalità geniale, ma anche misteriosa, di Lewis Carroll e dei personaggi che lui stesso ha inventato e che lo hanno reso celebre. Una mente artistica da scrittore fiabesco e fotografo, ma anche razionale da matematico; un personaggio anche ambiguo, che fu accusato di pedofilia per via della sua passione nel fotografare figure femminili fanciullesche.
Compito non facile, quindi, quello di ricreare l’introspezione di tale figura e il mondo fiabesco in cui si innestano personaggi come Alice, il Cappellaio Matto, il Brucaliffo e ovviamente il Bianconiglio.
Il genere è una commistione tra il new wave e il post punk. Immediatamente ci si ritrova catapultati in atmosfere cupe, ansiose ed inquietanti. Le distorsioni ed un sound talvolta potente e deciso portano in un’altra dimensione.
La voce non è cantata, ma recitata. Una voce a tratti stridula, con un effetto di ridondanza che crea una sensazione angosciante. Il testo recitato come un racconto è appropriato, soprattutto per il concetto che si vuole rappresentare; ma per colpire l’attenzione e creare emozioni che non siano panico, sbigottimento e talvolta noia, si dev’essere supportati da un testo d’impatto e rappresentativo. Le parole recitate sono semplici ma non rimandano né ad immagini iconografiche, né hanno apparentemente un nesso logico tra loro – perlomeno a primo impatto – o collegato al tema centrale del disco.
“Nella tana del brucaliffo” e “Il volto di Lewis” riportano una melodia molto simile, e decentrano un po’ il tema che viene suggerito dal titolo. “Orecchie dietro la porta” è più movimentata e potente; è una descrizione del Bianconiglio, in una chiave più macabra – “Afferra il machete, perché lui ti insegue”. Uno scandire del tempo ripetuto, che viene rappresentato sia musicalmente, sia con l’immagine dell’orologio nel taschino: una caratteristica propria del personaggio.
Un lavoro molto ricercato che può non essere compreso dal pubblico e può allontanarlo dall’ascolto.
Nel complesso un lavoro musicalmente molto valido che non può che svilupparsi nel migliore dei modi. Decisamente consigliato per gli amanti del genere e di melodie misteriose, cupe, tormentate.
Noemi Schiari