Mentre si dedica ai live per presentare la sua ultima creatura, il cantautore pugliese Antonio Frisino ci racconta con parole sue il Tropico dei Romantici e la sua personalità a tratti scherzosa e a tratti inquieta che colora e anima le sue canzoni, permettendoci di frugare un po’nelle sue giornate per conoscerlo più da vicino.
Innanzitutto parliamo del CD a partire dal titolo e dalla copertina. Da dove nasce il titolo “tropico dei romantici” e qual’è il significato della copertina?
Il titolo gioca con gli accostamenti di parole, da un lato ho voluto omaggiare un libro e uno scrittore a me caro, che è Henry Miller e il romanzo “tropico del cancro” a cui ho aggiunto i romantici o quelli che io definisco gli ultimi romantici, dei personaggi presenti all’interno del disco, con le loro storie, con l’amore da contorno in tutte le sue sfaccettature e con un pizzico d’ironia che permea e fa da faro per tutto il disco. La copertina invece, non è altro che un rinforzo a cio’ che ti ho appena detto e cioè vedere i due sullo stesso letto in quella posizione può far pensare ad un temperatura torrida, così come le scarpe possono far pensare che si sia consumato più di uno scontro amoroso. L’opera si chiama “il missionario” e l’ha dipinta il mio amico Pierluca Cetera.
Qual’è la canzone a cui ti senti più legato all’interno dell’album?
Non c’è n’è una in particolare. Sono legato a tutte e con tutte ho un rapporto intimo. Se proprio devo scegliere te ne dico due: Lontanissimo e Porta Napoli.
Si sa che fare musica implica la popolarità, che ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi. Come ti senti ad affrontare questo nuovo mondo?
Sai, io in realtà non faccio musica per diventare famoso, certo se arriva la popolarità avrò realizzato un sogno impensabile al momento, lo faccio più perché mi piace la sfida, con me stesso e con gli altri. Spingo sull’acceleratore in continuazione e ogni volta voglio fare meglio e raggiungere un traguardo che appena raggiunto diventa una nuova partenza.
Qual è il cantautore contemporaneo a cui ti senti più vicino o con cui vorresti collaborare?
Anche qui ce ne sono tanti. Ti faccio due nomi che sento vicini a livello di ricerca melodica e sull’idea di come deve essere una canzone: il mio vecchio amico Giuliano Sangiorgi e Francesco Di Bella.
Parlaci un po’ di te, se dovessi scegliere tre aggettivi per descriverti quali sarebbero?
Sono una persona che vive di fasi alterne, non sono lunatico ma a volte mi capita di sentirmi fuori luogo in alcune situazioni e scappo. Il più delle volte quando mi capita è perché devo scrivere una cosa o appuntare qualche idea sul cellulare. Poi sento di essere onesto, un po’ cazzaro a volte e il più delle volte inquieto.
Tanto per curiosare un po’ nella tua vita, qual è la tua giornata tipo?
Vado a letto quasi sempre tardi, mentre la mattina mi alzo abbastanza presto per andare al lavoro. Poi, dalle sei del pomeriggio fino a notte inoltrata mi rimetto i panni del cantautore, andando a curiosare in giro, vado per locali, ascolto le storie nei bar, mi piace sentire le storie degli anziani che il più delle volte mi fanno ridere di gusto e finisco spesso nella cucina di casa mia che resta il posto ideale per buttare giù qualche idea o scrivere qualche canzone di getto.
Francesca Muscarà