Ok, salite sulla vostra DeLorean, azionate i circuiti temporali ed impostate qualsiasi giorno, mese e ora dell’anno 1965, controllate sul display se la data scelta è esatta, accendete il motore ed accelerate sino a raggiungere le 88 miglia orari. Sparirete in un “accecante” lampo di luce blu, lasciando sulla strada due strisce di fuoco.
Eccovi quindi giunti a destinazione. Ora potete impostare il vostro navigatore sulle seguenti coordinate: N. 53° 24′ 38 – O -2° 58′ 40.
Certo, il viaggio sarà abbastanza lungo, circa 2150 km se partite da Roma, ma ne sarà valsa la pena. Avrete raggiunto Liverpool, durante il periodo profondamente solcato dalla musica beat.
Nel caso in cui i viaggi temporali e le lunghe distanze vi spaventino, abbiamo a disposizione una validissima alternativa: ascoltare “A Temporary Lapse of Heaven”, l’opera prima di Luca Boskovic, o più semplicemente Boskovic, cantautore di quel di Vicenza, profondo conoscitore e amante della Sixty e Seventy music, fortemente ispirato da grandi gruppi storici inglesi tra i quali Deep Purple, Pink Floid, The Who e, non ultimi ma forse principalmente, dai Beatles.
Un album che ci riporta alla mente, ma solo per l’assonanza del titolo, “A Momentary Lapse Of Reason” dei Pink Floyd: un lavoro ben congeniato, dalle chiare pulsioni british, un tuffo nel passato, quasi un tributo alla grandiosa musica dei quattro baronetti e alla grande influenza che hanno sprigionato in tutto il globo. Sarebbe però riduttivo considerare questo disco solamente come un’opera new beat. Qui il rock’n’roll e il pop spesso si fondono, creando delle vere e proprie chicche in cui non mancano qua e là spruzzate di rhythm’n’blues.
Undici tracce, composte e minuziosamente arrangiate da Boskovic medesimo, in cui si alternano pezzi graffianti ed elettrici, ballate ed episodi tendenzialmente più pop. Analizzando in maniera più approfondita i brani mio parere più rappresentativi, posso dire che:
“Just In Town”, primo singolo/videoclip, risulta veloce, spensierato e molto pop con ritornelli prepotentemente beat. “Everyday” ha un sound molto più rilassato che riporta alla mente le ballate di un Al Stewart pre “Year Of The Cat”; “Deep Moon”, anche se inizialmente molto pinkfloydiana, graie a quell’iniziale suono di campane e il cinguettare degli uccelli, è forse il pezzo più beatlesiano dell’intero corpus.
“What You’re Doing to Me?”: qui il discorso si fa più complesso; i momenti iniziali ricordano ancora una volta Waters, Gilmour e soci con il rumore di un telefono vecchio tipo, a composizione analogica, con il basso incalzante, per poi virare verso l’hard con le grida nervose delle chitarre e con una batteria sempre più incisiva. Ecco poi una sterzata psichedelica nel finale.
“Good Vibration”: pezzo gradevolissimo, molto radiofonico nel quale si percepisce come in “Everyday”, le notevoli influenze del già citato musicista scozzese Al Stewart.
In conclusione, “A Temporary Lapse of Heaven” è un disco che non può mancare nelle collezioni di chi ama la buona musica targata ‘60 e ’70, ma che riuscirà a farsi apprezzare anche da chi, senza preclusione alcuna, sa riconoscere un buon prodotto.
https://play.spotify.com/album/0lFaTwBnnoVDBFqCb8XNGP
https://soundcloud.com/boskovic-music-926860026/sets/boskovic-a-temporary-lapse-of-heaven
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