Si abbassano le luci, il pubblico si infiamma, il palco si colora e l’artista fa il suo ingresso in grande stile.
Questo è quello che siamo abituati a vedere ad un concerto, specie in grandi venues come quella del Pala Alpitour di Torino. Ma quando si tratta di Lorenzo Jovanotti, è l’imprevedibilità e l’originalità a regnare.
E così entra sul palco correndo, insieme alla sua band, mentre le luci del palazzetto sono ancora accese e gli strumenti pronti per infiammare la serata.
E’ la nostra prima volta ad un concerto di Jova, quindi il paragone con il tour che ha riempito gli stadi quest’estate non possiamo farlo. Sarebbe stato sprecato, comunque: perché, a partire dall’ingresso sul palco, lo spettacolo è completamente rinnovato. Non vedrete di certo una copia di quello che c’è già stato.
E lo preannuncia anche con lui con “E non hai visto ancora niente”, brano che apre la scaletta di questo concerto. La sensazione immediata è quella di essere letteralmente travolti da un muro di suono fortissimo e inarrestabile. Due ore e mezza di potenza, energia e divertimento assoluto.
Lorenzo ha dato vita ad un vero e proprio show: intendiamoci, non uno di quelli con un grosso impatto visivo ma che poi si ha l’impressione sia “tanto fumo e poco arrosto”, ma uno show originale e soprattutto completo sotto ogni aspetto. Un palco diviso in due da una passerella interattiva che non solo permette a Jovanotti di dare libero sfogo alle sue danze, ma che lo accompagna dando vita alla situazione perfetta per ogni brano. Sulla sua sinistra si trova la sezione ritmica che, lasciatemelo dire, è davvero spaventosa. Sulla destra i fiati e le chitarre.
Si inizia un viaggio in cui si attraversano diverse atmosfere, tutte legate perfettamente tra di loro e seguite da una grafica sempre curata.
La prima parte è decisamente più elettronica e tecnologica. I brani lasciano spazio a degli intermezzi strumentali molto lunghi, e che si distanziano da ciò che generalmente colpisce il pubblico. D’altronde un concerto è fatto per essere suonato, non per riprodurre un disco fedelmente. E i giochi di luce sul palco, insieme alla grafica che scorre sul maxischermo, creano un senso di tensione ed un’aria cupa.
Le percussioni e le note de “L’ombelico del mondo” smorzano l’impatto creatosi e il pubblico si infiamma, in quella che sarà solo la prima delle tantissime danze della serata.
Nella seconda parte del concerto l’atmosfera diventa più soft e romantica, e le canzoni, molte delle quali eseguite con chitarra acustica, vengono introdotte da Lorenzo, che ammette: “negli ultimi anni ci ho preso sempre più gusto a parlare di quella cosa lì, quella che inizia per A e finisce per E… mi fa anche strano dirlo!”
E così, con il suo enorme sorriso, proprio come “Un raggio di sole” scende tra il suo pubblico, e saluta uno per uno gli instancabili della sua tribù. “Gli Immortali” è forse il brano che li rappresenta di più, Lorenzo e il suo pubblico: un vero e proprio inno urlato a gran voce, urlato con la forza di chi ci crede per davvero.
Ma la festa vera deve ancora iniziare. Quella delle canzoni cantate a squarciagola, quelle che fanno ballare e divertire anche l’ultimo in fondo al palazzetto, e che permette alla band di esprimersi a pieno. Sullo schermo le immagini della gente, i colori dell’estate, i sorrisi creati. Lavoro eccellente e prezioso quello che è stato fatto per dare vita alla passerella. Diventa una tastiera interattiva su cui ballare durante “Dove ho visto te”, la corda di un funambolo in “Mi fido di te” e ancora una piscina in cui nuotare su “L’estate addosso”.
Quando Jova scende dal palco e riappare, con sorpresa, al mixer, il palazzetto si trasforma in un club. Tutti impazziscono e si balla sulle note di “Tanto” e “Falla girare”. E ritorna sul palco come un Dio che anziché separare le acque, separa le folle.
Il gran finale è quasi alle porte. “Penso positivo” diventa una vera e propria maratona: viene stoppata e ripresa più volte, e nessuno sembra stancarsi mai. “Qui stiamo difendendo l’allegria, è una cosa importante!”, e ringrazia il suo pubblico augurandogli “buona vita, insomma le cose che si augurano agli amici, è questo che siamo”.
Lorenzo è un matto. Uno pazzo della vita, insaziabile di sorrisi e instancabile di ritmo. Uno che la Musica la sente per davvero. Basta guardarlo. Fa divertire, ballare, sorridere. Ma soprattutto lo fa lui, perché quel ragazzo fortunato con un Sogno è sempre lì, e quel Sogno lo dona agli altri, riuscendoci alla grande.
E così, proprio come all’inizio del viaggio, le luci si riaccendono. Perché vuole vederli tutti bene, quelli della sua tribù.
“Ti porto via con me” chiude una serata di colori, sorrisi e balli. E la chiude in grande stile, perché qualcuno, nella mischia del parterre, ha scelto proprio questa canzone per chiedere alla sua Lei di sposarlo e portarsela via.
Noemi Schiari