Marco vive a Bologna, ma ha lasciato un pezzetto di sé ovunque nel mondo, suonando e cantando per le strade, in compagnia della sua inseparabile chitarra. Dai marciapiedi ai locali, adesso sta lavorando al suo nuovo album e noi non vediamo l’ora di sentirlo!
Ciao Marco! Come ti sei avvicinato alla musica e come hai deciso che doveva essere il tuo futuro?
Inizialmente mi sono avvicinato alla musica come ascoltatore grazie ai dischi di mio fratello, alla radio e a MTV. Spesso da bambino, prima di uscire di casa, sintonizzavo la TV su un canale musicale, inserivo un VHS da quattro ore e premevo il tasto rec. Quando tornavo mi riguardavo tutto il filmato nella speranza di aver beccato le canzoni che mi piacevano. Con gli anni, grazie ad una chitarra che apparteneva a mio fratello, ho iniziato a scrivere i primi testi. Era uno strumento perfetto perché facilmente trasportabile. Non c’è un momento preciso in cui ho deciso che la musica sarebbe stata il mio futuro, diciamo che mi sono ritrovato piano piano a fare questo “mestiere” e ancora mi piace. E’ il miglior contributo che posso dare a me stesso, alle persone che mi circondano e alla società in cui vivo.
Adesso suoni nei locali, eppure non hai smesso di farlo anche per strada: come mai?
Suonare in strada è speciale e rimane il mio luogo preferito in cui farlo perché non ci sono mediazioni tra me e il pubblico. Continuo a farlo, ma ad essere sinceri ci vado molto meno rispetto a prima. Il motivo principale sono i regolamenti a sfavore degli artisti di strada, che spesso impediscono l’uso dell’amplificatore e la mancanza di rispetto di alcuni musicisti nei confronti di altri. L’arte di strada ha delle regole non scritte che si imparano con il tempo e una di queste è rispettare l’arte degli altri senza eccedere nei volumi o senza monopolizzare una postazione.
Che cosa ti lasciano le due esperienze?
Da anni ho la sensazione di essere in viaggio, un viaggio non solo fisico. La musica mi ha portato in moltissimi posti e mi ha permesso di conoscere tantissima gente. Sembra banale ma ogni esperienza mi ha lasciato qualcosa, l’ho messa nello zaino sicuro che mi servirà in futuro. E’ un po’ come collezionare degli oggetti che un giorno, uniti insieme, formeranno un altro oggetto che mi sarà utile per qualcosa di importante.
Come nascono le tue canzoni? Ce n’è una a cui sei particolarmente legato?
Le mie canzoni nascono con la chitarra, a volte anche al pianoforte. Mi capita di avere una melodia in testa oppure di avere l’urgenza di voler dire qualcosa, di voler parlare di uno specifico argomento, quindi prendo la chitarra e ci lavoro per qualche ora. A volte ad ispirarmi sono i libri, recentemente ho scritto una canzone che si chiama “Un Corpo” nata dopo aver letto “Storia Di Un Corpo” di Daniel Pennac. “Ocean” è uno dei brani a cui sono più legato, forse perché sono andato parecchio in profondità.
Hai aperto il concerto di Elisa e hai cantato con lei, com’è stato?
Aprire per Elisa è stato bellissimo e del tutto inaspettato. Stavo parlando con alcuni amici prima del suo concerto a Bologna quando lei mi ha chiamato e mi ha proposto di fare un brano insieme. Per me era già tanto poter aprire il suo concerto, figurati duettare con lei sulle note di “The Waves”, una canzone che tra l’altro, avevo cantato diverse volte in strada e di cui avevo anche un video su YouTube.
Hai girato il mondo insieme alla cantautrice americana Spring, ci racconti la vostra esperienza?
Il mio percorso musicale è iniziato grazie all’incontro con Spring. Lei è stata la prima persona a credere veramente in quello che facevo. Mi ha insegnato tutto quello che so sull’arte di strada, portandomi con lei in tour dapprima in Italia e poi anche in Europa e negli Stati Uniti. Viaggiare con lei mi ha messo davanti a realtà diverse, ognuna con approcci diversi alla musica. Ricordo che quando a Venice Beach (LA) dicevo che ero un “songwriter” la gente mi prendeva sul serio, dava veramente importanza al mio lavoro. Anche in Germania ho notato una speciale sensibilità verso la musica.
Quest’estate hai chiesto attraverso la tua pagina Facebook ai ai tuoi fans di partecipare al tuo nuovo video e la risposta è stata numerosissima, che rapporto hai con il tuo pubblico?
Il pubblico è il carburante che mi permette di fare musica. E’ un forte sostegno che mi aiuta anche quando le difficoltà sono tante, per questo motivo non smetterò mai di ringraziarlo. Da tempo volevo far partecipare il mio pubblico ad un mio videoclip e così, inspirato da “Life In A Day” di Kevin MacDonald, ho lanciato su FB la mia idea per “My Day Off”. Visto che la canzone parla del proprio “giorno libero”, ho pensato che fosse perfetta per il tipo di progetto che avevo in mente. Le risposte sono state numerose. Io stesso ho montato il video e visionare tutti quei filmati è stato davvero divertente. Penso che il risultato sia molto spontaneo e genuino, lo vedo un po’ come inno alla vita.
Hai progetti per il futuro? Cosa puoi dirci?
Il mio obiettivo in questo momento è far uscire al più presto il mio nuovo album a cui lavoro da molto tempo. Forse sono troppo perfezionista!
Sara Picello
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