Qualche giorno fa vi abbiamo presentato i toscani Adam Kills Eve attraverso la recensione del loro ultimo EP “Of Time”. Nascono nel 2006 e da dieci anni si divertono a mischiare screamo/rock e pop. Abbiamo avuto il piacere di fare qualche chiacchiera con la band, ecco cosa ne è uscito!
Ciao ragazzi, come nasce il progetto Adam Kills Eve?
Ciao a tutti!
Il progetto Adam Kills Eve è nato negli ultimi mesi del 2006 da un’idea di Claudio, ex-membro della band, che ha deciso di mettere insieme alcuni dei musicisti militanti in altre band punk/new metal della scena toscana per creare una nuova band che voleva fare post-hardcore e screamo, anzi all’inizio era proprio metalcore! La linea guida che lega la poetica degli Adam Kills Eve è cercare di essere molto orecchiabili ma comunque anche molto sperimentali. Questo ha sempre guidato la composizione e la volontà della band sin dall’inizio e si ritrova tutt’ora.
Ormai sono dieci anni che siete in giro, quali sono state le esperienze più belle e importanti?
Tre su tutte: I-Day Festival 2011 in apertura a band come The Offspring, Simple Plan, No Use For a Name etc. Partecipare a un evento all’Arena Parco Nord di fronte a qualche migliaio di persone è unico: il boato della folla ti carica immensamente e siamo stupiti da quanto ci abbia accolto bene il pubblico anche se suonavamo come band screamo in una line up di band composta da mostri sacri del vero punk. L’altro evento direi è stato aprire per gli Alesana in un Rock Planet (Pinarella di Cervia) gremito nell’ormai lontano 2009: anche lì fans caldissimi anche per le band di apertura, il che è stato totalmente inaspettato.
Non dimentichiamo però i tour italiani con altre band come The Electric Diorama e My Last Fall, band italiane con le quali creavi un rapporto magico e con cui un giorno ci piacerebbe replicare.
Il 19 ottobre è uscito il vostro nuovo EP, “Of Time”, qual è il concept dietro questo lavoro?
“Of Time” parla ovviamente del tempo. E’ il prodotto di una riflessione di alcuni “giovani-vecchi” sulla nostalgia per le emozioni autentiche della propria giovinezza e sulla capacità di ritrovare questa autenticità.
Quello che vogliamo comunicare con questo disco è che l’attesa passiva di un futuro che non arriva mai, che sembra essere sempre in ritardo, diciamo, il futuro desiderato e dannosa tanto quanto l’immobilità provocata dalla ricerca dell’ingenuità che avevamo in passato, quell’ingenuità che rendeva ogni emozione lunga, forte e permanente. Alla fine la chiave del disco è “per fare nuove esperienze pregnanti e emozionanti, concentriamoci sul vivere intensamente il presente”.
Come mai avete scelto Authenti(city) come primo singolo?
Perché questo brano in particolare parla di come a volte cerchiamo di “cambiare tutto così da rimanere noi stessi” (c’è proprio una frase nel ritornello che recita “changing it all so we can stay the same”) che è un po’ quel processo che abbiamo attraversato sia come band (i continui cambi di line-up per rimanere quelli che siamo, in mezzo ai nostri amici e alle persone che ci ascoltano e supportano) sia come persone, nel tentativo di rimescolare continuamente le carte in tavola e trovare nuovi stimoli, essere affamati e ingenui, come dieci anni fa.
Il pezzo è stato scelto anche perché risulterà abbastanza insolito come sound, alle orecchie dei nostri fedelissimi, nonostante il disco poi lasci spazio a ogni sfumatura del post-hardcore.
Qual è la canzone dell’album a cui siete più legati?
E’ difficilissimo dirlo perché ogni pezzo è parte di un percorso mentale e umano che abbiamo tutti completato, e il bello è che molto spesso torniamo con le nostre vite lungo vari stadi di questo percorso. Tuttavia se dovessi scegliere un pezzo che non è Authenti (city) (per i motivi sopracitati, cardine e centro del concept del disco) direi The Snowglobe Forecast, perché quando la suoniamo live ci emozioniamo sempre durante l’attacco. Inoltre è una canzone che parla di come sia facile conoscere il futuro di una palla di vetro con la neve: prima o poi deve nevicare! Quindi meglio rompere quella palla e uscire a vedere cosa c’è fuori.
Quale aneddoto strano che vi è capitato?
Ce ne sono moltissimi e i più divertenti vengono forse dalle storie di tour! Dalle volte in cui, in viaggio di ritorno da un concerto, ci siamo ritrovati in furgone persone che decisamente non erano arrivate lì con noi… Scene del tipo “Ehi! E tu chi sei?” O quando, appena arrivati a un concerto, si è rotto l’avviamento del furgone: a fine serata partenza a spinta e tutta una tirata, da Milano a Firenze! Ma le storie più belle ruotano tutte intorno alle persone che questa band ci fa conoscere. Un aneddoto che ricordo con particolare piacere è la volta che ci scrisse un ragazzo con carta e penna (cosa più unica che rara) quando eravamo ancora agli inizi, per incoraggiarci e spronarci facendoci sentire artisti consumati anche se eravamo una band ancora da pochi mesi. Credo che da qualche parte la conserviamo ancora, e forse quest’anno essendo il nostro decennale potrebbe essere il caso di tirarla nuovamente fuori e ammirarla tutti insieme. Grazie Marco!
Avete suonato in giro per l’Europa? Qual è il paese dove preferite esibirvi?
Chiedimelo l’anno prossimo! Ancora non ci siamo stati, ma ci piacerebbe andare in Inghilterra, dove credo molti di noi prima o poi vorrebbero avere fissa dimora! Molte delle nostre influenze più pop vengono da lì. Ovviamente anche in California, dove il nostro genere è nato per via di band come i Thrice o comunque in America.
Siamo quasi alla fine, la nostra domanda di rito: descrivete gli Adam Kills Eve con una bevanda!
Jack Daniels e Coca Cola, come rock e pop, sempre per la composizione degli opposti
Ultima domanda, progetti futuri? Il tour?
Per essere sicuri di non metterci troppo tempo prima di ricomparire in un’intervista come questa stiamo già scrivendo brani per il nuovo disco, adesso che è finita la preparazione per il tour italiano che ci porterà in giro per ben 15 date anche in luoghi dove non siamo mai stati! I progetti futuri comprendono la promozione di questo lavoro anche all’estero, e forse ancora non ci siamo venuti a noia abbastanza per non tornare con un disco nuovo magari intero e magari completamente diverso, ma che in qualche modo prosegua la storia di questo.
Grazie mille! A presto
Grazie a voi, grazie per l’opportunità!
Camilla Ortolani
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