In un mondo governato dai talent, per cercare di affermarsi seguendo percorsi alternativi, gli ingredienti necessari sono una buona dose di coraggio, mischiata a tanta determinazione, ambizione, ma soprattutto talento. Quel che, fino ad un decennio fa, era il naturale iter di un artista, oggi sembra l’eccezione alla regola generale. A voler essere l’eccezione sono gli As Lions, con il loro EP di debutto, “Aftermath”, pubblicato nel 2016 dalla “Better Noise Records”.
Di stampo rock / metal, questa band, che si è formata in Inghilterra solo un anno fa, nel 2015, è costituita da: Austin Dickinson (voce); Conor O’ Keefe (chitarra e tastiera); Will Homer (chitarra); Stefan Whiting (basso); Dave Fee (batteria). Considerando che il cantante è il figlio di Bruce Dickinson, cantante a sua volta degli Iron Maiden, la sfida per lui è stata doppia: affermarsi e superare il tipico pregiudizio dell’essere “figlio di”.
Può sembrare forse l’inizio di una storia già raccontata: cinque ragazzi che formano un gruppo e partono dall’Inghilterra, più precisamente da Londra, dopo aver avuto un grande riscontro sia dal pubblico che dalla stampa, alla volta dell’America; ma, sia dalle loro dichiarazioni, che ascoltando il loro EP, si percepisce subito che il finale a cui loro auspicano loro non è quello di una storia convenzionale, il semplice successo, ma quello di ottenere il successo seguendo le loro regole.
Basti considerare che “Aftermath” è costituito solo da quattro brani, ma che valgono almeno per dieci: se a governare il mondo musicale sono i talent, a regnare sul mondo autoriale è di certo il tema dell’amore, in tutte le sue forme. Gli As Lions, però, dimostrano, con il loro lavoro, di non volersi conformare alla massa, ma di saper dire la loro e di sapere anche come farlo: questo EP parla del mondo visto con i loro occhi.
Partendo dall’omonima “Aftermath”, che invita tutti gli ascoltatori a non farsi abbattere dalle sventure, ma anzi, ad imparare a tirarsi fuori da ogni disastro, sia esso personale, oppure “collettivo”: il video della canzone mostra scene di guerra, ma, come ha affermato lo stesso Dickinson, è un concetto applicabile ad una moltitudine di eventi e situazioni; per arrivare a “Deathless”, che parla della molto attuale e verosimile ossessione per il web e le sue immagini: su internet si può apparire come si vuole e si può sembrare anche molto diversi da come si è realmente; basta una foto particolare, scattata magari insieme a determinate persone, per dare una visione distorta di sé e della propria realtà.
L’album è di evidente stampo rock, ma con molteplici sfumature, molto ben studiate e definite: da “Aftermath” che strizza l’occhio al post – grunge dei Nickleback, a “Deathless”, che segue la scia del alternative rock, alla 30 Second to mars, passando per “World on fire”, che si apre con uno splendido riff al pianoforte e “White flags”, il brano in cui sono più evidenti le influenze metal.
In generale, quindi, l’album si basa sui contrasti e sull’insieme di ritmi, con quei tocchi alla tastiera che spesso sembrano chiudere il cerchio delle melodie: una musica che riesce a trasmettere speranza un attimo e quello dopo rabbia e aggressività.
A questo punto, dire “buon sangue non mente” sarebbe scontato, ma è la verità. Considerando che proprio Austin Dickinson ha affermato (scherzando) che il loro prossimo obiettivo sarà “il totale e completo dominio del mondo”, direi che la loro strada sarà molto lunga. Ma come inizio non c’è male.
Un immenso in bocca al lupo.
Anna Gaia Cavallo
Link utili:
http://aslionsband.com/
https://www.facebook.com/AsLionsBand/about/
www.twitter.com/aslionsband
https://www.instagram.com/aslionsband