Edoardo Pacchiotti (voce e chitarra), Gianluca Rindone (chitarra), Jari Bezzolato (Basso), Andrea Ramondetti (batteria), Fabio Gagliardi (tastiera): cinque ragazzi giovani, talentuosi, con tutte le carte in regola per cambiare le sorti del rock in Italia. Sono conosciuti ai più come Skyline, band nata nel 2004 con l’intento di suonare un rock melodico e moderno, con influenze provenienti dalla musica alternative oltre oceano. Intento perfettamente raggiunto con “Nowhere here”, secondo album, ma in realtà primo di questa formazione, autoprodotto, mixato e masterizzato da Gianluca “Johnny” Barbato (Pink-Noise Studio Recording), pubblicato da RS Music il 23 settembre 2016 in digital download e distribuito in Italia e in Europa da Plastic Head.
Otto i brani contenuti in questo lavoro, che sembrano designare tre diverse anime, che si susseguono, si alternano, ritornano: quella hard rock, quella pop rock e quella melodica. Gli Skyline sembrano saper indossare diversi abiti musicali, e saperli portare tutti dignitosamente.
Andando più nello specifico, l’album si apre con “Way home”, dalla evidente sonorità hard rock che ritorna anche la seconda traccia “I don’t care”, per poi seguire la scia pop – rock in “The game”, assumere sembianze melodiche in “Nowhere here”( brano omonimo, nonché primo singolo estratto) e “Catch me”, propendere per un rock elettronico in “Red”, riprendere la direzione pop – rock in “Everything is wrong” e chiudere con il post- grunge in “The sun”.
I testi presentano quasi tutti un’impronta nostalgica: il tema principale è l’amore, ma in alcuni versi sembra che sotto si celi in realtà il racconto di un rapporto molto più profondo, quello con se stessi. Le parole non sono mai né scontate, né già sentite.
In definitiva “Nowhere here” è un album da apprezzare, soprattutto in termini di sound, sia perché nuovo per la realtà musicale italiana, sia perché davvero ben realizzato e definito.
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Anna Gaia Cavallo