Quando mi sono ritrovata tra le mani il primo EP dei Pulsatilla era un po’ scettica, ma come potete leggere nella nostra recensione, con i loro sette brani sono riusciti a conquistarmi. Mi hanno incuriosito e ho avuto voglia di conoscerli un po’ meglio, così ho deciso di organizzare un’intervista con la band.
Ecco qui cosa ci hanno raccontato i profondi e giovanili Pulsatilla!
Ciao ragazzi, è un piacere conoscervi! Iniziamo con la nostra domanda di rito per le band emergenti: perché il nome Pulsatilla?
Leonardo: La Pulsatilla, nel caso non lo sappiate, è una pianta che inoltre viene utilizzata in omeopatia come rimedio. In ogni caso, la scelta del nome non ha niente a che vedere con la filosofia e la dottrina omeopatica. Ci siamo chiamati così per una questione più di fonetica. Insomma ci piaceva come suonava mentre pronunciavamo la parola e perché fondamentalmente amiamo la natura, i fiori e le piante. Ci piace passeggiare in mezzo ai boschi e in campagna. Volevamo che la nostra musica fosse come un fiore, e che quindi avesse un profumo.
Come sono nati i brani che compongono il vostro EP?
L: Le canzoni presenti nel nostro EP sono nate molto spontaneamente. Sono tutte figlie della stessa madre che è la malinconia, in fondo. Però non è una malinconia distruttiva e pensiamo si percepisca. È più un sentimento di mancanza e di vuoto, scaturito dal rapporto tra un forte desiderio di infinito e la consapevolezza chiaramente di essere mortali. Alla fine è qualcosa che viviamo tutti, solo che spesso si cerca di non pensarci perché fa troppo male e perché ti mette nelle circostanze di interrogarti e di non dar per scontato più nulla, compreso le persone attorno a te. La nostra malinconia è dolce e sa di tramonti, di natura appunto, di quando in primavera senti quel profumo forte di piante in fiore, come il pitosforo, non so se lo conoscete. Insomma, i brani dell’EP sono nati così e anche le canzoni a cui tuttora stiamo lavorando, e che in futuro speriamo di farvi ascoltare, stanno nascendo da questo “vuoto”. È bello che da un vuoto possa nascere qualcosa.
Qual è il brano che rappresenta di più i Pulsatilla? E perché?
L: Parto con la premessa scontata che tutti i brani ci rappresentano, ma in ogni caso “Outro”, il pezzo strumentale finale, pensiamo sia quello più identificativo, forse anche perché non c’è appunto un testo. C’è un dialogo continuo tra noi quattro in quel brano, ognuno ha la sua voce e la si può ascoltare benissimo. A volte le parole rischiano di limitare molto e di cambiare la direzione della musica, mentre nei pezzi strumentali è come se ci spogliassimo alla fine. Talvolta il testo appunto può mascherare la musica, o meglio può distogliere l’attenzione dalla parte strumentale. Noi cerchiamo di comunicare più con la musica, dunque con le melodie, quello che viviamo e sentiamo. Vediamo i testi più come qualcosa di secondario che di prioritario. Ci dedichiamo anche i testi, ci mancherebbe, ma con una minor attenzione. In ogni caso, siamo chiaramente in evoluzione e quindi nulla è definito e definitivo.
Quale sono le difficoltà per una band alle prime armi? Qualche suggerimento per gli altri gruppi?
L: Inizialmente è difficile trovarsi d’accordo, essere tutti presenti nel mandare avanti il progetto, trovare locali che ti diano fiducia e che “puntino” su di te, trovare fondi per finanziare le spese della band che possano essere lo studio, la stampa dei dischi etc. Bisogna sapersi organizzare bene e molto importante è essere in buoni rapporti con le persone dentro al gruppo. Noi per esempio, prima di diventare i Pulsatilla, eravamo già amici e ci conoscevamo. Tuttora lo siamo chiaramente per cui la cosa è più leggera e più facilmente amministrabile. Non abbiamo suggerimenti da dare perché non siamo arrivati da nessuna parte e dobbiamo maturare ancora tanto. Magari quello che possiamo dire è che bisogna avere tanta umiltà e pazienza. Pochi mesi fa contattammo BRACE, un cantautore nativo di Riccione come noi, per chiedergli consigli insomma su come muoverci e a un certo punto della conversazione ci regalò una perla eccezionale – specialmente per chi è romagnolo -, che vogliamo condividere con voi: “Seminate senza sperare nel raccolto: prima o poi qualcosa cresce sempre, magari erbacce. Ci fai i cassoni con quelle”.
Quali sono i vostri progetti futuri? Prossimi concerti?
L: Stiamo lavorando a un album che cominceremo molto probabilmente a registrare quest’estate. Nei prossimi mesi faremo qualche live, ma se volete sapere dove e quando fate prima a seguirci direttamente sulla nostra pagina facebook così da rimanere aggiornati.
Ultima domanda, se vi doveste descrivere con un cocktail quale sarebbe?
L: Appena ho letto questa domanda mi è venuta come risposta “Pina Colada”, ma perché nel frattempo ho anche pensato alla grande hit anni ’80 di Rupert Holmes, “The Pina Colada Song”. Non è una risposta totalmente sensata, però se non conoscete la canzone sparatela a mille nello stereo!
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Camilla