Presidenti a Tempo Perso: “Sul palco devono venire fuori il carattere e la credibilità”

Malinconici, riflessivi, realistici. Sono i Presidenti a Tempo Perso, band alt / folk romana. “Attico” è il primo singolo estratto dal loro album di esordio, in uscita il prossimo autunno. Un brano che guarda la vita, la quotidianità, fatta di problemi, di noia, di routine, e la racconta, in un mix di paura e speranza. Un brano che deriva dalla somma delle esperienze di vita della band, che le ha sapute trasformare in musica, emozionandosi ed emozionando. Di questo, e non solo, ci hanno parlato in questa intervista.

Innanzitutto come nasce la band? E perché Presidenti a Tempo Perso?
Mi sono sempre piaciuti i dischi molto arrangiati, con molti suoni a diversi livelli. Per questo le mie canzoni, pur essendo state scritte chitarra e voce, le ho subito immaginate al servizio di una band che potesse spaziare con tanti suoni e dinamiche. “Presidenti a Tempo Perso” nasce da una citazione di un celebre politico italiano; è sia una critica a un certo modo subdolo di ricoprire una carica di responsabilità, ma anche un inno al “perdere tempo”, inteso come coltivare le proprie vere passioni. Nel nostro caso, la musica.

 

Come vi siete avvicinati alla musica e, in particolare, al folk?
La scelta è derivata dalla volontà di non snaturare troppo le canzoni rispetto a come erano state scritte, con una chitarra acustica appunto, costruendoci però sopra diverse strutture. I Red House Painters sono stati uno dei miei gruppi preferiti, e mi sono ispirato principalmente a loro, ma anche ad alcuni cantautori Italiani del recente passato.

 

Vi siete esibiti insieme ad artisti come i Nobraino, Pier Cortese, The Niro. Cosa può apprendere una band esordiente da artisti di questo calibro?
Soprattutto come stare su un palco! Ognuno a modo proprio, sono tutti animali da palcoscenico, chi in maniera esuberante e irrefrenabile come i Nobraino, e chi in maniera intima e silenziosa, come The Niro. Su disco possiamo fingere tutti di essere bravi e promettenti, ma poi sul palco devono venire fuori il carattere e la credibilità come artisti, e quella non si aggiusta con l’editing.

 

È stato da poco pubblicato “Attico”, il vostro primo singolo. Cosa vi ha ispirati? C’è stata un’immagine, un evento, una situazione in particolare?
Più situazioni insieme, diciamo un mix di esperienze personali e di alcune persone care. Ma anche film come “American Beauty”.

 

È un brano che parla d’amore. E parla di paura, quella di farsi male, di cadere nella routine, di sentirsi imprigionati in un rapporto senza stimoli. Secondo voi l’abitudine, la noia, sono le condizioni peggiori per una coppia e, di conseguenza, per una persona?
Sono condizioni necessarie e normali. Purtroppo siamo sempre meno abituati ad annoiarci. Una volta accettavamo con rassegnazione di attendere del tempo con le mani in mano, che fosse oziando a casa propria senza nulla da fare, o in fila dal dentista o alle poste, al massimo mandavamo qualche sms o “squilletto” a qualcuno a cui stavamo pensando. Adesso al primo momento morto, impugniamo lo smartphone e possiamo acquistare un paio di scarpe o parlare con una top model in Australia. Di conseguenza è normale che non si accetti più la noia, ma bisognerebbe invece rassegnarsi al fatto che fa parte della vita, e che sia semplicemente una fase di una giornata così come di una storia d’amore.

 

Quindi, come si combatte la paura?
Lasciandola entrare.

 

In fin dei conti, “Attico” è anche un brano di speranza. Finché c’è paura, c’è ancora qualcosa per cui lottare e, quindi, c’è ancora speranza?
Sì. Quando non si ha paura è perché non ci importa nulla. Senza la paura di farci male, finiremmo sotto un autobus o ci ustioneremmo con i fornelli. Più desideriamo qualcosa, e più siamo terrorizzati di perderla, quindi la paura è in un certo senso un segnale positivo.

 

Nel brano sono descritte scene di vita quotidiana. Partendo da “ho lavorato tutto il giorno per i nostri figli. Non dirmi che ora devo pure amarli”. Volete, quindi, che gli ascoltatori si riconoscano nei vostri versi?
È una canzone abbastanza trasversale, ci si può riconoscere un coppia di ventenni alle prime esperienze di convivenza, così come una coppia sposata con un mutuo e dei figli. Del resto come detto prima, è un mix di esperienze che ho raccolto nel tempo, una sorta di summa sul mondo della convivenza, pescando dal mio immaginario.

 

“Attico” è il primo singolo estratto dal vostro album di esordio, in uscita per l’autunno 2017. Cosa dobbiamo aspettarci? Potete darci qualche anticipazione? Dopo l’album ci sarà un tour?
“Attico” è il brano più malinconico e riflessivo del disco, gireremo a breve il videoclip di un pezzo decisamente più solare. Ma il mood malinconico sarà spesso ricorrente, del resto quando siamo felici andiamo al mare. Chissà, magari è per questo che sono così pallido?

 

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Anna Gaia Cavallo

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