I Goose “Dopo il diluvio”

Tornano i Goose, con “Dopo il diluvio”, il terzo lavoro, arrivato dopo “Tutto come allora”.

Tornano con l’energia di sempre, ma anche con stessa malinconia. Tornano con la loro musica, sempre emozionante, spesso quasi disarmante. Tocchi di pianoforte, che arrivano dritto al cuore, scandiscono tutto l’album. A partire dalla prima traccia, “Cento volte”, dall’inizio dolce che lascia spazio alla forza delle note successive.

La malinconia è la costante di tutto il lavoro. La troviamo in “Nella luce”, che, attraverso la nostalgia dei ricordi, parla di come ci si possa sentire vicini anche stando lontani; la troviamo in “Lontano”, in cui la lei in questione ha ormai trovato un nuovo amore; in “Barbara”, che narra l’ incapacità di dimenticare, anche dopo molto tempo; e, soprattutto in “A fondo”, in cui diventa quasi menefreghismo nei confronti del mondo. “A fondo in un mondo che non è perfetto” e poi “Vado a fondo e non me ne importa un accidente”.


Merita una menzione a parte “Gettato nel mondo”: un brano che racconta l’incapacità di accontentarsi e la continua ricerca di se stessi e del proprio posto nel mondo.

Il tono nostalgico e rassegnato alle emozioni del cantante, sposa perfettamente le sonorità folk rock e indie pop di tutti i brani dell’album.

Il punto di forza dei Goose è l’insieme. L’insieme di emozioni che ogni traccia genera, l’insieme degli strumenti che costruiscono il sound generale, l’insieme delle parole che rendono i testi degni del cantautorato italiano. L’insieme di rabbia, tristezza, ma anche gioia. Di poetica, di energia, di sensibilità.

Davvero un buon lavoro per la band sassarese, che potrà ritenersi soddisfatta e serena. Del resto, si sa, “dopo il diluvio” arriva sempre il sereno.

Anna Gaia Cavallo

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