Nell’immenso mare della discografia sbarca Frances P. una voce black e una chitarra acustica: sono questi gli ingredienti essenziali del suo EP di esordio, “No Regrets”.
Essenziale, con pochi effetti e molte emozioni da trasmettere: l’artista ha preferito mantenere la semplicità con cui ha composto le canzoni nella sua camera. Di questo lavoro e di molto altro ci ha parlato in questa intervista.
È da poco uscito il tuo primo EP, “No Regrets”. Un lavoro in acustico, che vuole puntare all’essenzialità. Per te, quindi, la musica è sinonimo di emozione?
Assolutamente sì: quando canto riesco a sentire le emozioni per davvero. La musica rappresenta un luogo sicuro dove posso sentirmi a mio agio e mostrare ciò che provo senza dover stare attenta a ciò che dico o a cosa faccio.
C’è un brano, “Overwhelmed” (letteralmente “sopraffatto”), che parla del tuo sentirti sempre un’anima bloccata. Quanto ti aiuta la musica a sbloccarti?
La musica mi aiuta parecchio. Se ho qualche conflitto con me stessa, imbracciare la chitarra e cantare sono le prime cose che faccio: mi rasserena e mi mette in pace con me stessa, la musica mi ricorda sempre chi sono.
Facciamo un passo indietro. Come ti sei avvicinata alla musica? È una passione nata da bambina come spesso accade, oppure negli anni?
La passione è nata da bambina. Dai 4 ai 15 anni ho cantato in un coro, ma sono sempre stata abbastanza timida riguardo l’esibirmi o mostrare agli altri ciò che di nascosto componevo in camera mia. Arrivata ai 15 anni però mi son decisa a prendere delle lezioni alla scuola civica in cui potevo essere seguita singolarmente e quell’anno mi ha letteralmente sbloccata: la voce ha preso forma e la mia sicurezza si è sviluppata. Ed ora eccomi qui a promuovere il mio EP!
Tornando all’EP. C’è una traccia, “I didn’t ask you to come”, che parla della tua visione dell’amore. Il titolo è già di per sé abbastanza esplicativo. La tua è più una semplice constatazione, oppure nasconde un po’ di rabbia?
L’ho scritta in un momento abbastanza frustrante, perciò direi che c’è un pizzico di rabbia.
Decisi di affrontare la cosa con una canzone e devo dire che fu un successo: cantare questo brano è sempre molto liberatorio, non solo per il tema trattato ma soprattutto per la grinta che vi è in esso.
L’ultima traccia, “Growing Pain”, è forse la più nostalgica. Com’è nata?
“Growing Pain” è il brano più personale dei quattro contenuti in “No Regrets”: è nata da un brutto conflitto con una persona a me cara, e parla appunto della distanza e del dolore sempre in crescita che in quel momento sentivo. Ma non me la sento di scendere nei dettagli, e per questo mi scuso.
L’EP prende il nome dal singolo “No Regrets Like Mama”, scritto nel 2016 e dedicato al tuo mentore, tua madre. Come hai affermato tu stessa, è ispirato a “Scream” di Paolo Nutini. Ci sono altri artisti che hanno influenzato ed influenzano ancora oggi la tua musica?
Ce ne sono parecchi, a dir la verità! Oltre a Nutini prendo ispirazione dal sound di Stevie Wonder, Ed Sheeran e l’emozione di Niccolò Fabi.
A proposito di altri artisti. Cosa ne pensi della scena musicale attuale italiana? E, soprattutto, ci sono cantanti (italiani e non) con cui ti piacerebbe collaborare in futuro?
Apprezzo molto I Ministri, Marta sui tubi, Levante, Salmo, Ghemon , Willie Peyote, Mannarino e tanti altri. Di questi mi piacerebbe tantissimo collaborare con Ghemon, Willie e Levante, mentre se devo citare degli artisti stranieri credo che sarebbe interessante una collaborazione con i Beirut, Hozier, Bruno Mars o LP.
A quando un LP?
Per ora ancora nulla, purtroppo!
Quali sono i tuoi progetti futuri? Ci sarà un tour?
Ho già nuove cose in cantiere; riguardo il tour ci si sta pensando: proprio in questi giorni mi ha contattato una booking, potenzialmente interessata a seguirmi: è stata una soddisfazione, considerando che non sono stata io a cercali ma loro a trovarmi e a interessarsi del mio progetto!
Anna Gaia Cavallo