Perché Sanremo è sempre Sanremo
Sanremo si sa, è sempre Sanremo.
Un campo minato difficile da oltrepassare indenni, spesso snobbato, ma che prima o poi fa cadere in tentazione, e chiunque sente il bisogno di dire la sua e commentarlo. bizzarrie
E’ quello che faremo: un punto di vista e un riassunto da spettatore, anzi, da telespettatore.
Partendo dal Direttore artistico del Festival per il secondo anno consecutivo, Claudio Baglioni, e dai due conduttori, Virginia Raffaele e Claudio Bisio: possiamo dire che ci si aspettava di più?
Baglioni ha più volte sottolineato come con il suo ruolo volesse riportare l’attenzione sulla musica, in quanto gara, poiché il Festival sarebbe diventato negli ultimi anni un “programma televisivo”.
Intenzioni chiare e valide, ma che hanno sicuramente tolto scorrevolezza alla serata totale, rendendola più pesante da seguire. Critiche anche per i Super ospiti scelti: tutti italiani. Festival della canzone italiana, certo, ma vogliamo dire che negli anni gli ospiti internazionali sono stati i più attesi dal pubblico, regalandoci performance e talvolta siparietti che ci sono mancati? Senza contare che molti degli ospiti italiani di questo festival sarebbero stati più adatti alla partecipazione in gara; avrebbero sfigurato meno lì che come ospiti.
Detto questo passiamo alla gara vera e propria ed alle canzoni.
Ventiquattro artisti, che pur eliminando la categoria Nuove proposte sono comunque tantissimi.
C’è da dire però che mai come quest’anno i cantanti, i generi e le canzoni in gara rispecchiassero esattamente la scena musicale italiana in questo momento, in tutte le sue variazioni: quote di rap con Ghemon, Briga, Shade; il trap e l’hip-hop (ancora non si è capito) di Achille Lauro; il classico pop che ci si aspetta da Sanremo con Arisa, Renga, Tatangelo; l’ormai immancabile indie con Motta, Ex-Otago; le “nuove quote” più fresche ed accattivanti rappresentate da Mahmood, il vincitore, e il rock’n’roll vecchia scuola dei Negrita.
In generale un parterre che lasciava qualche dubbio iniziale ma che in realtà ha poi convinto. Anche quest’anno si passava da testi più semplici e sentimentali ad altri più impegnati, dei campanelli di allarme rivolti alla nostra società. Non a caso i più premiati sono stati proprio Daniele Silvestri e Simone Cristicchi, senza dubbio due dei migliori testi di questo festival.
Ma esiste Sanremo senza polemiche? Quest’anno sembrava potesse andare proprio così, e invece, sul finale eccola lì… più che polemica una vera e propria protesta! Sull’esclusione di Loredana Bertè dal podio finale, infatti, il pubblico in sala del Teatro Ariston si è scatenato in urla e fischi, che nemmeno i conduttori sono riusciti a placare. Una scena così non si vedeva sul palco da quando l’orchestra gettò gli spartiti sul secondo posto di Pupo ed Emanuele Filiberto, e direi che abbiamo detto tutto.
D’altronde l’iconica Bertè ha portato sul palco, per il suo ultimo Sanremo, un bel pezzo, tutto il suo carisma e ha dato del filo da torcere ai più giovani. E non ha nemmeno ricevuto un premio. Speriamo le basti l’affetto del pubblico!
Altra polemica, che ha questa volta avuto luogo su twitter, la presenza de Il Volo sul podio, di nuovo, come quattro anni fa. Nessuno dice di averli votati, eppure sono sempre lì.
Ma il vincitore? Mahmood, direttamente da Sanremo Giovani, ha sbaragliato la concorrenza con la sua “Soldi”. Un genere che lui stesso definisce marocco-pop, fonde infatti le sue origini egiziane ad una voce particolarissima ed un pop non banale.
E’ stato annunciato trionfatore della 69esima edizione del festival tra la sua incredulità e i fischi del teatro.
E’ comprensibile che in mezzo a quel fior fior di artisti il pubblico sia rimasto sbigottito sulla vittoria di un giovane outsider. E’ anche vero però, che chi vince il festival approda all’Eurovision song contest, manifestazione musicale europea che ormai diverse volte ci ha visti sul podio ma non trionfanti, e forse è azzardato da dire ma con questa canzone sicuramente l’Italia sarà competitiva nella gara.
Ci auguriamo per lui che non si scateni l’effetto “Jalisse” e che non sia additato in malo modo senza motivo, anche se ci riserviamo una domanda finale: chi si ricorderà di questo vincitore?
In conclusione? Un festival che verrà ricordato per tutto, tranne che per il vincitore probabilmente. Il nostro podio sarebbe stato un altro, ma nelle bizzarie di questo festival, poteva andare peggio.
Noemi Schiari