“Non è successo niente”. Si chiama così il nuovo singolo di Mille Punti, che anticipa l’album “Retrofuturo”.
Quando la disco music all’italiana incontra la psichedelia, il risultato non può che essere uno: una canzone che fa sognare e ballare e cantare e poi ancora sognare.
Il brano è autobiografico: non parla d’amore (come invece può sembrare al primo ascolto), ma parla di un momento buio, in cui l’unico modo per vedere un barlume di luce sembra essere raccontarsi una bugia. Ripetersi in loop “Non è successo niente”.
Di questo e di molto altro ci ha parlato in questa piacevole intervista.
È da poco uscito il singolo “Non è successo niente”. Non è la “solita” storia d’amore. Nasce da una notte di quasi 2 anni fa… Ce la racconti?
Non è la solita storia d’amore perché non è una storia d’amore! Non È successo Niente racconta la notte passata insonne dopo una rottura all’interno della band in cui suonavo, una ferita davvero profonda per me. Il testo è volutamente ambiguo, e se uno non sa di cosa parla effettivamente sembra una canzone d’amore, ma mi piace proprio per questo!
Quando intorno sembra esserci solo buio, dunque, raccontarsi una bugia, continuare a ripetersi “non è successo niente” è l’unico modo per vedere un po’ di luce secondo te?
No, non è sicuramente una soluzione. La canzone immortala semplicemente un momento, non dà nessun “consiglio”. Col senno di poi, però, penso che avere una visione un po’ più ampia sia utile per superare quelli che sembrano scogli insormontabili.
Il brano è un racconto autobiografico al 100%. Per te narrare le emozioni attraverso la musica è anche un modo per poterle metabolizzare?
In questo caso sì, assolutamente! A pensarci bene anche il resto del disco… Sono tutte canzoni nate in momenti più o meno malinconici, sono state un modo per esorcizzare determinate tristezze piuttosto che farsene inghiottire. Anche la scelta di accostare testi del genere con un sound così danzereccio va proprio in questa direzione, come a sfogare col ballo tutta una serie di noie.
Facciamo un passo indietro. Come ti sei avvinato alla musica? Quali sono le tue esperienze pregresse?
Ho iniziato a suonare la chitarra quando avevo 8 anni, un po’ per caso, un po’ perché volevo suonare col mio amico Aligi. Con lui anni dopo ho fondato i Revo Fever, che sono stati la mia prima e unica band fino allo scioglimento, un paio di anni fa.
Da dove nasce il nome Mille Punti?
Dal cuore.
Correggimi se sbaglio, ma sembra che tu abbia lo sguardo rivolto al futuro, ma con un piede sempre nel passato. La malinconia è un sentimento che ti appartiene tanto nella vita quanto nella musica?
È una sensazione che provo spesso, però non mi definisco un nostalgico. Hai ragione a dire che ho lo sguardo rivolto al futuro: non mi piace vivere rinchiuso nel passato, piuttosto ho una fascinazione da quel mood malinconico che riprendo nella mia musica. Per questo l’album l’ho chiamato “Retrofuturo”, non volevo che ci fosse solo la dimensione passatista. La malinconia mi piace più come elemento artistico che come stile di vita, un po’ come un regista di film comici non è detto che passi la vita a fare battute.
A questo aggiungiamo la disco music all’italiana, con un tocco di psichedelia. Per quanto possa essere riduttivo descrivere una persona con poche parole, chi è davvero Mille Punti?
Non credo di saperlo…
Da poco è uscito il tuo album. Cosa deve aspettarsi chi non lo ha ancora ascoltato?
Il mio album è uscito il 15 marzo, si chiama “Retrofuturo” e riprende proprio i temi di cui abbiamo parlato sopra, parla di questo passato che torna continuamente nel presente sotto forma di ricordi, visioni, musiche… Da un punto di vista musicale è proprio un mix tra disco music all’italiana e neo-psichedelia tipo Tame Impala, MGMT, Unknown Mortal Orchestra…
Cosa puoi dirci sui tuoi progetti futuri? Ci sarà un tour?
Tra poco svelerò tutto, per ora non posso dire niente…
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Anna Gaia Cavallo