Nel 2015 eravamo state tra le prime a recensire il loro primo album “Never Happy, Ever After“, e possiamo dire che gli As It Is ne hanno fatto di strada da allora! Due album e tantissimi concerti dopo, li abbiamo incontrati all’InFest di Milano dove abbiamo fatto una bella chiacchierata con Patty e Ben!
Nel vostro ultimo album “The Great Depression” avete parlato di salute mentale: perché la scelta di dedicare un album intero a questo argomento? A
Patty: “Ci sono diverse ragioni, la prima e la più importante è che è il disco che dovevamo fare, un disco che volevamo fare. Poi abbiamo realizzato un album dal titolo “okay.” che parlava senza vergogna e in modo vulnerabile della nostra rispettiva salute mentale e il feedback è stato assolutamente positivo e accogliente riguardo a questi argomenti ma è stato anche difficile ascoltare così tante storie serie e pesanti riguardo perdite, lotte e salute mentale. In un certo senso è stata come se fosse la nostra risposta… ma abbiamo sentito come se nella scena musicale ci fosse un evitare di parlarne, parlarne sì ma non parlarne del tutto e noi crediamo che il modo migliore per parlarne fosse questo, la salute mentale e la malattia mentale sono bellissime ma anche brutte, le hai solo essendo vivo, come essere umano imperfetto.
In relazione al vostro ultimo album, avete cambiato molto il vostro look. Durante i concerti indossate una specie di uniforme: come mai questa scelta?
Ben: “Penso che siamo sempre stati molto influenzati dall’emo della metà degli anni 2000 e coloro nelle band che parlavano di salute mentale con cui noi siamo cresciuti… una parte era dolore… in gran parte e un’altra parte era solo espressione di sé stessi e trovare modi con cui ci piace vestirci, truccarti… qualsiasi cosa sia è una combinazione di queste cose e si adattava perfettamente con l’album… inoltre non vogliamo essere una band sicura, ci piace shockare, penso che vogliamo che la gente della band si aspetti di vedere quello che facciamo adesso.” As It Is
Quest’anno Ronnie si è ufficialmente unito alla band. Come mai avete deciso di aggiungere un nuovo membro alla formazione e cos’è cambiato nei live shows?
Patty: “Bene, quando avevamo bisogno di una chitarra solista, Ronnie è stato probabilmente l’unica persona che abbiamo considerato e la prima a cui abbiamo chiesto. Ronnie non suonava la chitarra da 5 anni più o meno, suonava solo la chitarra ritmica quindi era sorpreso.”
Ben: “Lui era in un punto della sua vita dove non avrebbe più voluto fare il musicista di nuovo, anche se io penso fosse stato in una band prima. Abbiamo aspettato a lungo prima che si unisse a noi.”
Patty: “Sul palco e fuori è una presenza forte, che noi e penso chiunque che viene a vedere la band può sentire giorno per giorno e lui è davvero una persona speciale, porta molto alla band e aggiunge molto agli shows ma anche molto dietro le quinte.”
Ben: “Sì, molta positività che noi siamo colpevoli di non avere. E’ bello avere una persona positiva nella band.”
Avete già qualche idea per il nuovo album? Ci state lavorando?
Patty: “Abbiamo delle idee. Stiamo cercando di scrivere e trovare una concettualizzazione del nuovo album e il prossimo tipo di capitolo ed era della band. Ma per adesso stiamo lavorando alla rielaborazione dll’EP, ne abbiamo rilasciati due o quattro e ne abbiamo ancora altri due, stiamo rielaborando “The Great Depression” nella sua interezza dall’inizio alla fine e abbiamo fatto un paio di cover, remix… abbiamo remixato “The Wounded World”. Abbiamo tirato fuori tonnellate di roba ma non abbiamo ancora iniziato a concettualizzare o scrivere il nuovo album ma sappiamo che ci sarà un quarto disco. Per molto tempo non sapevamo se ci sarebbe stato un quarto album quindi è bello sapere che ce ne sarà uno.”
Come vi vedete ad 80 anni? Pensate che suonerete ancora?
Patty: “Lo spero, se è quello che amiamo fare lo spero. Facciamo questo perché lo amiamo davvero, abbiamo l’opportunità di viaggiare per il mondo, di incontrare persone stupende e non è sempre il modo più adatto per passare la vita, ti mancano un sacco di cose, stai lontano da casa da sei a dieci mesi all’anno.” As It Is
Ben: “Io ho un rapporto amore/odio con le band che suonano ancora ad 80 anni perché quando vai a vederle non è la stessa cosa e mi piace pensare che… com’era la frase? “Meglio bruciare che sparire.” Chi lo sa? Prendiamo un giorno alla volta, un disco alla volta.”
Ultima domanda: se dovessi descrivere la tua band con il nome di un drink, quale sceglieresti e perché?
Patty: “Caffè? E’ una bella domanda.”
Ben: “Metà caffè nero americano e metà qualche alcolico ridicolo…
metà caffè Pàtron Tequila… principalmente bevande nere e scure.”
Noi speriamo di rivedere i ragazzi molto presto. I loro concerti sono davvero potenti e la connessione che hanno con il pubblico è davvero speciale!