E’ una domenica in pieno shopping e frenesia Natalizia, e si può pensare che il concerto di Fabrizio Moro, previsto inizialmente per il 20 novembre e rimandato per motivi di salute del cantante, potesse essere popolato da persone più o meno “scariche”, pacate e stanche in previsione delle vacanze che si avvicinano. Invece no. Un concerto del suo “Figli di nessuno tour” che arriva quasi come un perfetto regalo di Natale anticipato.
Non eravamo mai state ad un concerto in un teatro prima d’ora, ed il pregiudizio a riguardo era molto forte: il dover stare seduti non è una cosa solitamente associata ad un concerto, soprattutto se non si tratta di musica classica. Eppure è stato sorprendente.
Lo show
Il cantante ha coinvolto il pubblico per un’ora e mezza, suonando con la sua band per lo più le stesse canzoni proposte nella scaletta del concerto al Mediolanum Forum di Assago, lo scorso 26 ottobre, ad eccezione di alcuni pezzi che i più preparati si saranno accorti mancare. Uno show che probabilmente non è nato per essere portato in teatro, dove solitamente si opta per atmosfere più intime, soft, acustiche. Qui invece Fabrizio ha tenuto fede alla sua voglia di suonare e dimenarsi sul palco, quasi come se fosse ancora fermo al Forum.
La scaletta
Lo show ha inizio: la voce di Moro risuona in sala sulle note di “Quasi”, per poi fare il suo ingresso sul palco correndo, come al suo solito. Il pubblico esplode in un boato ed inizia a cantare le prime canzoni in scaletta, contenendo a fatica l’entusiasmo. Ciò che forse non ci si aspettava però, accade con il brano “Alessandra sarà sempre più bella”; già sulle prime note del brano infatti, il pubblico si scatena e le prime file si alzano, trascinando gran parte della platea in una corsa per raggiungere il palco per ballare e cantare tutti insieme vicini a Fabrizio in una grande festa, espressione più spontanea della canzone.
L’entusiasmo del pubblico è coinvolgente, nessuno vuole tornare al proprio posto nemmeno nei brani successivi “Eppure mi hai cambiato la vita”, “Non mi avete fatto niente”. La sicurezza è costretta ad intervenire e la platea torna composta giusto in tempo per assaporare brani più intimi interpretati da Moro con la chitarra, come “21 anni”, “Sono solo parole”, “Quando ti stringo forte”. Fabrizio Moro
Ma è quando il cantante ritorna sulla scena dopo una breve pausa che il Teatro Colosseo diventa davvero un’esplosione incontenibile. Sulle note di “Libero”, quasi un inno per la tribù del Moro, il pubblico nuovamente si lancia in una folle corsa verso il palco, per cantare tutti uniti quelle parole così vere “la libertà è sacra come il pane”. A questo punto nemmeno la sicurezza può più fermare il fiume di persone e così ci si gode il finale del concerto in piedi, con alcune tra le sue canzoni più famose: “L’Eternità”, “Pensa”,“Portami via”, “Me n’ammoravo de te” e la chiusura con uno dei pezzi più toccanti del suo repertorio: “Pace”.
Tirando le somme, il concerto non sembra essere stato concepito per il teatro ma adattato successivamente, e seppur questo possa sembrare un difetto per coloro che apprezzerebbero una versione più intima del cantante, è sicuramente una scelta vincente. Moro appare sé stesso come sempre, non rinuncia alla sua voglia di scatenarsi e soprattutto di farlo con la sua tribù, che lo spalleggia come una vera famiglia. Un modo per essere più vicini a lui pur mantenendo lo spirito di festa che contraddistingue i suoi live. Una credenza va di certo smentita: andare ad un concerto di Fabrizio Moro non significa assistere ad uno spettacolo di sole canzoni d’amore o ballad, anzi, tenetevi pronti a scatenarvi in coro con lui!