E’ uscito oggi, 23 aprile 2020, il nuovo singolo del cantautore Godot dal titolo “Oppure”. Note calde avvolgenti che ti portano all’interno del brano come un viaggio nella mente del cantante.
Godot – Oppure
Oppure è un pezzo che nasce in completa solitudine, in un eterno giovedì. L’ esigenza di scrivere nel caos quotidiano, la ricerca delle parole giuste. E’ prendere coscienza dei propri errori, del proprio dolore, della perdita. Ed anche una supplica, ma sussurrata, al ritorno.
“ Raggiunsi un luogo a me molto caro, la casa nel senese, che per me ha sempre rappresentato le radici di ciò che sono. Per tre giorni, seduto davanti ad un orizzonte fatto di colline e sogni che avevo infranto, scrissi. Scrissi di amore finito, ma per cui non mi ero mai dato il tempo di metabolizzare e dire davvero “addio”. Scrissi delle incertezze, del mio essere perso, del non sapere più chi si è davvero”, racconta Godot.
Il brano è scritto interamente da GODOT. e prodotto poi insieme a Simone Pirovano e Lorenzo Caperchi. Gli archi sono della magnifica Daniela Savoldi.
“ Abbiamo lavorato al pezzo mantenendo inalterato il racconto che il testo porta con sé, ma modificandone la struttura e portando i due ritornelli tutti sul finale del brano. Uno è cantato con poca voce, il secondo è un urlo. In chiusura l’apertura ad una nuova possibilità. “
Il video di Oppure in uscita il 27 aprile è stato realizzato totalmente in casa grazie all’aiuto di Chiara e Francesca Turati, vicine di casa di Godot. Nessuno dei tre ha competenze tecniche e registiche, ma è bastata una taverna riempita di teli per imbiancare, abbondante carta velina e qualche immagine proiettata e il gioco era fatto. In due giorni insieme, con tutta la voglia di riempire la quarantena di creatività e con un budget totale di 6€, ha preso vita il video di Oppure. Davide Morando poi, talentuosissimo registra e amico, da Tortona ne ha curato il montaggio.
Il video – realizzato unicamente con un cellulare – vuole rappresentare l’estraniamento di sé in un luogo altro, interno ad ognuno di noi. Sui teli scorrono in modo confuso immagini, che sono ricordi di momenti e luoghi, mentre io rimango quasi intrappolato. È la rappresentazione del “viaggio” mentale fatto durante la stesura del brano.