Se cerchi “canzoni Festa della repubblica” usciranno fuori liste infinite di brani scontati o che non c’entrano assolutamente nulla. Si passa dal classico “Inno di Mameli” a “Italiano Medio” degli Articolo 31. Un bel abisso di differenza. Noi abbiamo scelto di non essere ne scontate ne “blasfeme”, o almeno non del tutto. Ci siamo così affidate alla poesia e all’incredibile voce di Giorgio Gaber.
Festa della Repubblica – Giorgio Gaber
Giorgio Gaberscik, questo il suo vero nome, è nato a Milano il 25 gennaio 1939 in una famiglia della piccola borghesia. Da ragazzo aveva imparato a suonare la chitarra sul modello dei jazzisti che amava, si era fatto le ossa nei club e nelle balere milanesi con Celentano, Jannacci, Tenco. Nel 1957 era stato persino in tournée con Celentano in Germania, prima di diplomarsi ragioniere e poi iscriversi all’Università Bocconi, nel mezzo un’estate in giro per l’Italia con un trio basso-chitarra-pianoforte con Tenco, sperimentando per la prima volta le sue doti di cantante.
Giorgio Gaber non è solo musica e poesia, ma è anche un artista che sapeva cogliere i limiti del nostro tempo. I suoi brani ironici e profondi arrivano dritti al pubblico. Oggi abbiamo deciso di riprendere alcuni dei suoi brani per festeggiare la festa della repubblica italiana. Un traguardo importante per la nostra storia. Oggi sono 74 anni che il popolo italiano ha salutato per sempre la monarchia per dare spazio alla repubblica.
Nonostante l’importanza di questo momento storico ci troviamo in una realtà in cui questo Stato “ci sembra un po’ sfasciato”, citando il primo brano che consigliamo in questa giornata: “Io non mi sento italiano”. Il brano in questione è una lettera aperta al presidente in cui si fanno presente tutti i limiti della nostra bella Italia.
“Vorrei essere libero come un uomo
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
E che trova questo spazio
Solamente nella sua democrazia”
Un altro brano perfetto per questo giorno è “Libertà”, ovviamente sempre di Giorgio Gaber. In questa canzone il poeta ricorda cosa vuol dire essere liberi.
74 anni fa i nostri nonni o bisnonni hanno scelto la repubblica, ma non è finita lì. Questo tipo di governo va curato. I problemi non vanno ignorati, ma affrontati. Non voltiamo le spalle alla nostra Italia lottiamo per lei. L’Italia ha tante cose che non vanno, prima tra tutti gli italiani che si adagiano sulle allodole per poi lamentarsi ogni giorno. Le parole sono vuote, quello che conta sono le azioni.
“Abbiam fatto l’Europa
Facciamo anche l’Italia”
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