Siamo arrivate all’ultima parte della nostra mini rubrica dal titolo “Come nasce un album”. Abbiamo scoperto come scegliere una tracklist di successo, una copertina che colpisca davvero e il singolo giusto. Oggi abbiamo chiesto alle nostre tre professioniste (Toyah Buse, Esmeralda Vascellari e Silvia Nocentini) qual è la parte più difficile di questo lavoro.
Come nasce un album
Creare un disco non è un lavoro facile, tante varianti e tante teste che lavorano tutte insieme con idee a volte anche diverse tra loro. Silvia Nocentini di NooX Management ci ha raccontato secondo lei qual è la parte più complicata. “Concretizzare l’idea, a livello artistico. Trovare il budget per realizzare i lavori così come nella mente dell’artista, a livello business”.
E’ più o meno della stessa opinione anche Esmeralda Vascellari di Lady Sometimes. “Musicalmente il mix, perché è dove tutti i nodi vengono al pettine: è lì che capisci se il pezzo gira davvero e soprattutto se ci sono sbagli o incertezze nelle registrazioni. Questo ovviamente conta di più per le band che scelgono di andare in studio e che si giocano tutto in quelle ore lì; per gli artisti che si auto-producono registrando in cameretta il discorso è già più fluido perché si può sempre sistemare e rimaneggiare le tracce. In ogni caso il missaggio è davvero una fase delicata, ricca di emozioni perché è dove vedi il disco prendere veramente forma, ma anche la più ostica, perché devi stare attento ad ogni dettaglio, fare mille ascolti da fonti diverse, passare tutto al setaccio.
Sul versante produttivo invece la fase finale è la più tosta, perché si rischia di arrivare al release quasi sempre con l’acqua alla gola! Infatti anche a livelli bassi ed indipendenti ci sono mille scadenze cui far fronte: dal terminare le grafiche, il materiale promo, il presskit, la distribuzione, le anteprime… e a differenza delle grandi produzioni spesso non si può contare su un grande team e delegare, è tutto fatto in casa e ad ogni emergenza bisogno solo prendere un gran respiro e… correre!”.
La manager Toyah Buse oltre a raccontarci la sua parte più difficile regala un consiglio a tutti i nostri lettori.
“Non credo ce ne sia una in particolare perché dipende da un sacco di fattori diversi. Può essere tutto e niente, dalla scrittura stessa (claudicante se non si è ispirati) alla scelta dei brani da includere nella tracklist se invece si è stati fin troppo creativi. Basandomi sulla mia esperienza posso dire che non è mai facile decidere a quali collaboratori esterni affidarsi (ad esempio il produttore) e di conseguenza far quadrare tempistiche, budget e suoni. Piccolo suggerimento: siate pronti a sperimentare ed accogliere il nuovo“.