Il 20 novembre è uscito il suo ultimo brano, “Tisana”, stiamo parlando del cantautore Francesco Dal Poz. Abbiamo ascoltato il brano per caso e la sua musica ci ha colpito così tanto che abbiamo deciso di fargli un’intervista.
Francesco Dal Poz – Intervista
Ciao Francesco, intanto complimenti per il tuo ultimo brano, “Tisana”. Ci è piaciuto davvero molto. Iniziamo con qualche domanda su di te. Leggendo la tua biografia scopriamo che sei quasi un bimbo prodigio della musica. Hai pubblicato tre album che non avevi neanche 18 anni. Come è nata questa passione per la musica?
Ciao ragazzi e ciao a tutti i lettori! Inizio subito ringraziandovi di cuore per i complimenti su “Tisana”; mi fa davvero piacere vi piaccia. Sì, è vero, la musica è stata parte della mia vita fin da subito; mio padre suonava già alla mia nascita e ho passato l’infanzia tra i musicisti e l’impulso di scrivere canzoni, cominciato a 9 anni, non si è più placato da quel momento. Sono cambiate tantissime cose da allora, ma quella sensazione che mi porta a scrivere una canzone, è rimasta sempre la stessa.
A quale delle tue canzoni sei più legato?
La canzone a cui sono più legato è “Il cerchio” che ho scritto qualche notte dopo che mia nonna era mancata; da questa canzone è nata l’idea di partire per un viaggio che ha visto me, mio padre e mio nonno partire da Treviso, Veneto, per arrivare fino a Castelnuovo della Daunia, Puglia, dove mia nonna è nata; questo viaggio è diventato un videoclip e solo qualche mese più tardi è stato meraviglioso essere richiamato in quella stupenda cittadina per fare un concerto in piazza con la band, davanti a circa 600 persone: ricordi che mai dimenticherò.
Qual è stata l’esperienza più significativa per la tua carriera?
Credo non riuscirei a identificare un’esperienza in particolare. Sicuramente di significativo c’è stato l’incontro di svariati artisti con i quali ho avuto l’onore di condividere il palco; in particolare l’incontro e la stretta collaborazione con Roberto Bignoli, grazie al quale ho avuto l’enorme piacere di portare la mia musica in giro per l’Italia e in grandi palazzetti con migliaia di persone; ma credo che tra le esperienze più importanti, ci siano quelle quotidiane dentro e fuori lo studio di registrazione.
Qual è il tuo più grande pregio e difetto?
Bellissima e difficilissima domanda! Non posso che risponderti con le parole presenti nel ritornello di “Tisana”: “Non esistono i difetti”. Sai, sembrerà una cosa detta tanto per dire, ma in questa cosa ci credo davvero… Potrei raccontare che spesso sono sbadatissimo, che ho rovesciato un’infinità di bicchieri e calici, che dimentico più o meno qualsiasi impegno se non me lo scrivo; oppure potrei dirti che sono molto determinato e costante nel fare ciò in cui credo e che inoltre amo stare a contatto con le persone, ma tutto sommato queste cose le ritengo caratteristiche, più che pregi e difetti: dipende sempre dall’occhio di chi guarda.
Passiamo al tuo nuovo singolo, Tisana. Perché questo titolo?
Il nuovo singolo si intitola “Tisana” per due ragioni: la prima è che questo è stato il primo titolo che spontaneamente ho messo la notte in cui l’ho scritta; la seconda ragione è che effettivamente la tisana in questa canzone rappresenta un simbolo: il calore umano; sì, perché una tisana molto spesso è un’opportunità per coccolarci, per invitare l’ospite a restare, per parlare… e quello che ho voluto trasmettere con questa canzone è: “Se hai un problema, parlane, non tenerti tutto dentro”.
Come è nato il brano? C’è qualche aneddoto curioso avvenuto durante la creazione del brano?
Il brano è nato in maniera assolutamente spontanea, quasi come sfogo personale, per raccontare quello che avevo vissuto solo qualche giorno prima; infatti, tutto quello che viene raccontato, è vero… Anche se, devo ammetterlo, non era di carote la torta che abbiamo mangiato quella sera… Ah ah ah!
Per quanto riguarda la produzione, invece, è avvenuta per lo più a distanza con Roberto Visentin, il mio produttore, durante il primo lockdown; abbiamo lavorato con grande tranquillità, divertendoci e senza pensare troppo a creare un singolo, ma lasciandoci trasportare.
Come nascono i tuoi brani? Prima il sound o il testo?
Testo e musica nascono insieme. Il tutto parte da un qualsiasi stimolo: un’esperienza, un racconto, una sensazione, un pensiero. Durante tutto il processo di creazione, dalla prima bozza alla produzione definitiva, mi lascio sempre trasportare da quello che sento.
Ultima domanda di rito: se dovessi descriverti con un cocktail (o un drink) quale sceglieresti?
C’è una canzone, “Rio”, nel mio nuovo album che uscirà a gennaio, dove dico proprio: “Mi inviti ad andare ad un party / dove ti regalano Moscow Mule / Io che non so il nome dei cocktail / rispondo «Tranquilla, vai pure tu»”. Qui traspare che di cocktail non ne so praticamente nulla! Forse sono più un tipo da birra, di quelle semplici da bere la sera insieme agli amici.
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