Dopo l’uscita di ”Supreme” che segnava l’esordio della band di Vigevano, gli Amber tornano per restare. Fuori il 13 novembre il nuovo singolo che anticipa ”Hobby”, l’album d’esordio.
Amber intervista
Ciao ragazzi, è un piacere intervistarvi. Iniziamo con una domanda forse un po’ banale: come mai avete scelto di chiamarvi Amber? Qual è la storia dietro questo nome?
Ciao! La storia del nostro nome risale al 2010: durante un’ora di latino, Riccardo e Federico, compagni di banco fin dalle scuole medie, scrivono su un foglio una serie di proposte e, alla fine, seguendo più un criterio estetico che di significato, scelgono il nome “Amber Wave”. Questo è rimasto invariato fino al 2017, anno in cui la band sceglie di passare dal cantato inglese a quello italiano, diventando l’attuale “Amber”.
Il 13 novembre è uscito “Porta Genova”, il vostro nuovo singolo. Come è nato questo brano?
E’ stato scritto tornando a casa dall’università, nel luogo incubo di ogni pendolare vigevanese, il treno della leggendaria tratta Milano (Porta Genova) – Vigevano, famosa per i ritardi e i treni soppressi. L’idea è nata soprattutto dall’annuncio circolato in quegli anni della chiusura della stazione milanese di Porta Genova, si parlava di una riqualificazione urbanistica della città, ad oggi ancora indefinita come tempistiche. La canzone prende spunto poi da un incontro, una relazione tormentata, anche quella, in effetti, mai avvenuta. I sentimenti che l’hanno ispirata però erano maledettamente reali.
Suonate insieme da dieci anni, come è cambiato nel tempo il vostro sound?
Abbiamo attraversato diverse fasi. Suoniamo insieme da una decina d’anni quindi è stato naturale sentire il nostro sound evolversi più volte, pur mantenendo sempre una certa coerenza nell’approccio al fare musica, che potrebbe in qualche modo essere definito punk.
Diciamo che l’attitudine del punk ci ha sempre accompagnati: dallo scrivere le ballad più strappalacrime, al periodo in cui eravamo presi bene con i giri blues, a quando ciò che ci piaceva fare era suonare canzoni da nove minuti post rock fino ad adesso che scriviamo in italiano e ci siamo avvicinati al pop.
Influenze molto importanti sono poi state tutto il filone indie rock anglofono tra Arctic Monkeys e Strokes, il brit pop degli Oasis. E’ d’obbligo citare anche l’alternative anni 90’ tra Radiohead e Smashing Pumpkins, senza contare che il nostro progetto è pieno di elementi vicini alla musica elettronica e alle produzioni hip-hop alla Kanye West. Per quanto riguarda l’italiano, invece, soprattutto Cremonini e i Lunapop. Quindi insomma, da grandi fan della musica abbiamo sempre preso spunto da ciò che ci piace e consideriamo di valore, senza mai essere timidi nello sperimentare.
Visti gli anni che vi uniscono. Qual è l’esperienza più significativa che vi è capitata come
band?
Come potete immaginare è molto difficile scegliere l’esperienza più significativa in 10 anni di onorata carriera, sarebbero da citare tantissimi bei momenti. Particolarmente memorabile è quanto successo nella primavera del 2016, quando abbiamo avuto la possibilità di registrare al Donkey Studio (Garrincha Dischi) a Medicina, vicino Bologna. Riccardo (il cantante) in quel periodo viveva e studiava nella città universitaria e ha ospitato tutta la band insieme ad alcuni amici e collaboratori per 10 giorni (pensate voi il disastro…). Ah, in quell’occasione, oltre a prendere le prime multe e bucare le prime gomme, abbiamo anche deciso di cantare in italiano.
Come avete vissuto questi ultimi mesi? Sono stati utili dal punto di vista artistico?
Non molto in realtà, non è stato facile trovare ispirazione in questi mesi anche se abbiamo già tanto materiale per il futuro. Nell’ultimo periodo comunque siamo stati abbastanza occupati a ultimare questo album, tra mix, master e organizzazione delle uscite.
Quale delle vostre canzoni consigliereste a chi ancora non vi conosce per farlo innamorare
della vostra musica?
Per ora sulle piattaforme ne trovate soltanto due ma ricordatevi di TANGO per quando uscirà il disco.
Ultima domanda di rito: se doveste descrivere la vostra band con un cocktail, quale sarebbe?
CAMPARI GIN, anche se alcuni a volte sgarrano col bianco…
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