Il 4 dicembre è uscito il nuovo singolo de L’Iperuranio dal titolo “Madrenatura”. Il brano è l’ultimo estratto dal suo primo disco dal titolo “Postimpressionismo”. L”Iperuranio è un artista davvero particolare e per conoscerlo meglio gli abbiamo fatto qualche domanda.
L’Iperuranio – Intervista
Ciao L’Iperuranio, abbiamo ascoltato il tuo ultimo singolo “Madrenatura”. Ci puoi raccontare come è nato il brano?
Da un litigio con mia madre. Ho preso quella rabbia concreta e l’ho portata ad un livello più grande e generale. Rendendomi subito conto che stavo tirando fuori me stesso come mai prima. Non ce l’avevo con lei, ma con tutto quanto…
“Madrenatura” fa parte del tuo album “Postimpressionismo”. Parlando proprio del disco, qual è il brano a cui sei più legato?
Proprio “Madrenatura”. Mi capita ancora di emozionarmi anche solo facendola chitarra e voce. L’altra è “Incontri (Dimensioni Parallele)”. L’Ho scritta tantissimi anni fa, ma mi rappresenta ancora ed è stata quella che mi ha fatto dire “un giorno farò un disco”.
Il tuo album ha un percorso particolare. I brani sono stati creati in momenti diversi, da metà anni 2000 hai iniziato a scrivere e solo nel 2019 l’hai mandato online. Ci viene una domanda molto semplice… non avevi fretta? Alla fine brani come “Madrenatura” si adattano perfettamente al periodo di inizio/metà anni 2000. Pensi che in questo momento storico possano trovare il loro spazio o siano un po’ fuori tempo?
Musicalmente parlando il disco è di certo legato a un sound anni ‘90 e al suo sviluppo nel decennio successivo, tuttavia ritengo di essere uscito quando io sono stato pronto a farlo uscire. Credo che ogni cosa abbia un suo tempo e che il fattore fondamentale sia essere completamente dentro le cose che proponi, più che cercare di proporre cose “attuali”. Il prossimo disco sarà molto “anni 80”, per dire. Ahah…
Quali sono le tue aspirazioni? Sogni di diventare una rockstar oppure stai pubblicando la tua musica per puro diletto del momento senza grosse aspettative?
Io sono contento di esistere discograficamente. Non mi pongo limiti, ma non cerco di arrivare da nessuna parte. Voglio continuare a fare musica per me e per chiunque voglia ascoltarla. A prescindere dal numero degli ascoltatori.
La creazione del tuo album ha richiesto tanto tempo, è avvenuto qualche aneddoto divertente che ci puoi raccontare?
Ho condiviso quella che nella title track definisco “villa della nebbia e dell’umidità” con Nicola Ardessi, produttore del disco, per 4 anni. C’era uno studio di registrazione. Avevo già in mano quasi tutti i pezzi che sarebbero finiti nell’album. Ebbene, in 4 anni, abbiamo cominciato a lavorare al mio disco nelle ultime due settimane prima di abbandonare la nave…
Sono stati anni molto rock’n’roll…
Ora una domanda suggerita dal nostro pubblico: quali sono le tre canzoni più importanti della tua vita?
Diciamo “tre delle…”: “Mi sono innamorato di te” di Luigi Tenco. “I am the walrus” dei Beatles. “Beetlebum” dei Blur.
Ultima domanda di rito: se dovessi descriverti con un cocktail (o un drink) quale sceglieresti?
Gin Tonic. Ti disseta, con un’amarezza di fondo…
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