E’ uscito il 20 novembre il nuovo brano di Riccardo Inge dal titolo “Mose”. Un brano interessante e un artista altrettanto curioso. Se volete conoscerlo meglio continuate a leggere.
Riccardo Inge – Intervista
Ciao Riccardo, è un piacere intervistarti. Iniziamo dal tuo ultimo brano, “Mose”. Come è nato questo brano?
Nasce circa un anno fa più o meno in questo periodo a cavallo tra il Black Friday e l’acqua alta record a Venezia. Ho voluto raccontare un momento della mia vita in cui mi sono sentito perso, immaginando di venire sommerso come piazza San Marco.
In tutto questo il ‘Mose’, un ‘opera ingegneristica che doveva rappresentare la soluzione a tutti i problemi, risultava ancora non in funzione. Un’opera, peraltro, piena di contraddizioni proprio come me. È solo grazie all’amore (quello vero) delle persone che ci vogliono bene che si può trovare una via d’uscita. Un faro che illumina per trovare la strada verso la riva.
Quale sono le tue aspirazioni? Leggiamo che sei un ingegnere e un cantautore. In quale di queste figure ti rispecchi di più.
Penso di essere entrambe le figure. Non voglio sembrare personaggio a tutti i costi, anzi: credo che molti di noi come me vivano questa doppia vita, alternando un’attività quotidiana e lavorativa a una passione dirompente capace di mettere in discussione le proprie priorità.
Cerco di convivere con tutto questo, nel tentativo di trovare un equilibrio efficace prima o poi.
Raccontaci qualcosa di te. Qual è il tuo peggior difetto e il tuo miglior pregio?
La testardaggine e la caparbietà. Sono sia il mio peggior difetto che miglior pregio. Se credo in qualcosa sono disposto a fare tutto quello che è nelle mie possibilità per riuscire a far sì che anche gli altri ci credano quanto me. Non mi arrendo in nessun modo. Anzi, rilancio.
Questa convinzione (o presunzione in alcuni casi) mi porta a volte a strafare, soprattutto se le cose non girano come vorrei.
È come se davanti ci fosse un muro che pensi di poter sfondare, ma non riesci. Cosa faccio? Comincio a prenderlo a testate sempre più forte, con il rischio di farsi molto male se non si rompe come penso.
Come hai vissuto questi ultimi mesi? Sono stati utili dal punto di vista artistico?
Non saprei, sicuramente sono stati mesi strani. Tuttora lo sono. Ero abituato a suonare spesso in giro con la mia band e non vedevamo l’ora di poter portare le nuove canzoni live, magari in qualche festival in giro per l’Italia.
Ho provato a sfruttare questo periodo per guardarmi intorno e provare a fare cose diverse: scrivere per altri, per esempio, mi ha sempre affascinato. Mi sono cimentato in qualche proposta e spero di poter proseguire anche su questa strada che mi intriga.
Quale delle tue canzoni consiglieresti a chi ancora non ti conosce per farlo innamorare della tua musica?
Bella domanda. Penso gli farei ascoltare proprio Mose. Credo rappresenti il connubio tra la musica attuale con riferimenti Indie e la vera musica Pop italiana che ultimamente tutti sembrano vergognarsi di fare.
Ultima domanda di rito: se dovessi descriverti con un cocktail (o un drink) quale sceglieresti?
Moscow Mule. Fresco e con quella leggera nota piccante data dalla Ginger Beer. Divertente che lo apprezzi nonostante odi il cetriolo (che molti aggiungono, ma la ricetta originale dice che non si dovrebbe mettere). Il tutto servito in un bicchiere di rame che fa un po’ vintage (e diciamo che che ci sta dato che non sono di primo pelo come over 30).
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