Il 5 febbraio è uscito “I mostri non esistono”; il nuovo singolo di Mar. Un brano emozionante e in occasione di questa pubblicazione abbiamo scambiato quattro chiacchiere con l’artista.
Mar – Intervista
Ciao Mar, è un piacere intervistarti. Iniziamo con la prima domanda: come mai hai scelto “Mar” come nome d’arte?
Ciao, piacere mio! A scuola traducevo le versioni di greco e mi divertivo poi a cercare l’origini delle parole. Avevo incontrato la parola Mar durante una delle mie ricerche. In Aramaico antico significava “Mio signore/maestro” riferito a Dio o a soggetti del mondo ecclesiastico. Pochi giorni prima ero entrato in fissa con la parola γένοιτο (ghenoito), che voleva dire “Così sia/avvenga la tua volontà”, una sorta di “Amen” primordiale (che poi mi sono tatuato). La scelta del nome non ha nulla a che vedere con la religione, ma con la mia voglia di prendere il controllo sulla mia vita, e dirmi che nonostante tutte le cose che non volevano andare al loro posto io ero il mio tempio, padrone di me stesso e la mia vita era frutto della mia volontà. In inglese la parola Mar significa “Rovinare la bellezza/perfezione di qualcosa”, un suo sinonimo aveva un esempio che diceva “deturpare un muro scrivendoci sopra”. Io ho pensato a come Banksy crea storie viventi su pareti con la verità donandogli nuova vita e non rovina nulla, per cui per me Mar è un mix tra la mia possibilità di essere padrone di me stesso, la mia capacità umana di guastare la bellezza delle cose che io stesso ho creato e il dono al tempo stesso di cambiare le facce dei muri che la vita ci pone davanti scrivendoci sopra, in questo caso scrivendo la mia musica.
E’ uscito da poco il tuo nuovo singolo. “I mostri non esistono”, come è nato questo brano?
In realtà anni fa su un suono in loop fatto dal mio chitarrista di fiducia e compagno di ogni battaglia Mario. Ho passato notti ad ascoltare la bozza di base, ad incastrarla con un periodo in cui avevo bisogno di dirmi che avevo avuto tanta forza e coraggio, che ero ancora forte ed era tutto passato e altre piccole verità sul mondo là fuori. Lo registrammo la prima volta nella sua casa a Bologna, nonostante i pochi mezzi capimmo subito che sarebbe stata una canzone importante. Trovata la formula per renderlo al meglio non potevo più tenerlo in un cassetto.
E’ il tuo secondo singolo, che emozione hai provato il giorno che hai pubblicato il tuo singolo di debutto?
L’emozione di un bambino il giorno di Natale. Mi sono sentito come se stessi scartando il regalo più grande, quello che avevi chiesto senza chiederlo davvero ma l’unico importante, che non nominavi per paura di consumarlo e nessuno poteva far finta che tu non lo volessi con ogni fibra del tuo corpo. Poi appena sono iniziati a cresce i numeri degli ascolti mi è venuta fame, voglia che arrivasse sempre a più persone e il desiderio di potergli cantare il brano io stesso a non finire.
Come sei stato accolto dal pubblico?
Con tanto calore. La musica ci fa voler bene: ho sentito le storie di tante persone e ho avuto la conferma, dalle loro parole, di come una canzone ci possa sempre davvero salvare. Al di là delle singole interpretazioni, tanti mi hanno scritto e raccontato il viaggio all’interno della musica che compongo: questo ci avvicina e ci fa fare un bel pezzo di strada insieme.
Il nostro pubblico è curioso di sapere: quali sono le tre canzoni più importanti della tua vita?
Everything’s not lost – Coldplay
The Funeral – Band of Horses
To Build A Home – The Cinematic Orchestra, Patrick Watson
Ultima domanda di rito: se dovessi descriverti con un cocktail (o un drink) quale sceglieresti?
Un buon Whisky invecchiato 20 anni in botti di rovere europeo.
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