Sergio Calafiura ha pubblicato il suo primo EP. Cinque canzoni autobiografiche, ricche di sonorità elettroniche e di sensazioni new wave. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con l’artista per conoscerlo un po’ meglio.
Intervista Sergio Calafiura
Ciao Sergio, è un piacere intervistarti. E’ uscito da poco il tuo EP. Qual è il tuo brano preferito? Quello a cui sei più legato?
E’ un piacere per me avere il vostro interesse, perché è da molto tempo che non parlo di qualcosa di mio dal punto di vista artistico. Ho passato gli ultimi anni a espormi e a rispondere solo a interviste dedicate al coaching e al canto. Quindi grazie.
Passiamo alla prima domanda quindi: essendo il mio primo EP solista, ogni brano è una storia che ha un peso importante nella mia vita: da quella canzone che è un flashback di ricordi di quando ero bambino, a quella dove non so se il rapporto che ho vissuto era vero o solo una fantasia.
Però posso dire che il brano più difficile da scrivere e pubblicare è stato INTIMO, è un brano che in realtà mi suona sempre come un vomitare fuori qualcosa di profondo, come si fa in terapia, quel momento dove sei tu il tuo terapeuta e sai che quelle cose rimarranno in quella stanza. Ma il ruolo del cantante, del musicista, funziona diversamente e per fortuna, cantare e scrivere hanno un ruolo importante nello sciogliere e affrontare gli stati emotivi, è un modo per canalizzare quello che vorrei urlare o spiegare. Solo che lo canto. Intimo.
E’ da un po’ che sei nel settore musicale. Qual è stata l’esperienza più particolare che ti è capitata?
Caspita… potrei descrivere di quella volta dove su due ore di live non ho smesso di ridere, ma ricordo un particolare che si è ripetuto più volte. Era un primo gennaio, suonavo con una band, ma verso la fine sentivo il batterista perdere colpi, finché all’ultimo brano non sento più la batteria, mi volto continuando a cantare e non vedo più il batterista, era in un muretto 50 metri più in là messo a 90 che vomitava la festa del 31. Così come qualche estate fa con un’altra band: iniziamo un brano verso i ¾ della scaletta e il batterista non lancia il brano, quindi restiamo tutti a suonare tranne la batteria, mi volto e lo vedo di spalle sul palco che urinava da dietro il palco sotto gli occhi di tutti, “Non ce la facevo più”, troppa birra, stessa cosa con un chitarrista, identica storia. Insomma, occhio a quanto bevete prima dei live lunghi, alla fine si ride tanto per queste sorprese.
Quali sono le tre canzoni che più hanno influenzato la tua vita?
Sarebbero molte di più, ma faccio in ordine cronologico.
Chariots of fire (Vangelis), Smooth Criminal (Michael Jackson), The Show Must Go On (The Queen).
Se dovessi descriverti con una sola canzone, quale sarebbe?
Credo Guardastelle di Bungaro, stimo Bungaro, sa scrivere semplice ma sembra poesia e arriva dritto dove deve.
Ultima domanda di rito: se dovessi descriverti con un cocktail (o una bevanda) quale sceglieresti?
Bè… Un vino rosso, un Bovale. Colore rosso rubino, dolce e un poco aspro, scende bene e non ti accorgi quando sta salendo.