Gli Yattafunk sono una band alternative romana. Dopo il primo album “Yattafunk Sucks“, dove il sound era tipico degli anni ’70, sono tornati con un nuovo album dal titolo “Escape From Funkatraz“. Il nuovo album rispolvera invece gli anni ’80 e ’90. Abbiamo intervistato Funk Norris, il chitarrista della band!
Intervista Yattafunk
Ciao ragazzi! Il vostro album “Escape From Funkatraz” è davvero un’esplosione di energia. Ci potete raccontare il suo processo creativo e la sua nascita?
Ciao a tutti! Il nuovo album è strettamente legato alla nuova line-up e a quello che avrebbero voluto sentire i fans. Mi spiego: noi scriviamo sempre i nostri brani insieme. C’è chi porta un riff, un’idea di strofa o di ritornello, ma poi si costruisce tutto insieme. Ho sempre pensato che sarebbe stato un valore aggiunto: se avessi scritto sempre io, tutti i brani avrebbero avuto solo la mia impronta e non è una cosa che considero vincente. Già dal primo ascolto si sente una notevole differenza rispetto al nostro esordio del 2016, proprio perché bassista e batterista nel frattempo sono stati sostituiti.
Ma è stata anche una cosa in parte decisa dai fans. Prima di iniziare a scrivere abbiamo chiesto tramite sondaggio sulla nostra pagina Facebook. Più funk o più rock rispetto a “Yattafunk Sucks”? Ha vinto ‘più rock‘ e, mantenendo sempre la nostra direzione funk metal, abbiamo spinto molto di più rispetto al passato. E’ una cosa che mi ha divertito molto. Andare incontro al desiderio dei fans scrivendo comunque noi, senza costrizioni, tutti i nostri brani perché avevamo solo liberato la parte più heavy che vive dentro di noi senza dovergli eventualmente dare dei freni. E’ stato comunque tutto molto naturale.
La simpatica trovata dei Yattafunk
Leggiamo una storia di presentazione dell’album decisamente divertente, nella quale due di voi vengono arrestati e durante la permanenza nel penitenziario di Funkatraz incontrano i restanti componenti della band. Da dove nasce quest’idea? E i vostri nomi d’arte?
I nomi d’arte, così come il nome della band, dovevano assolutamente contenere al loro interno la parola “funk” per rendere subito l’idea di quale sentiero stavamo percorrendo e allo stesso tempo risultare molto divertente. Ripeto ogni volta durante le interviste: divertente, non demenziale. Ci tengo molto a tenere separate le due cose che sono decisamente diverse. La gimmick vuole che nel 2018 io e mio fratello Arnold Funkenegger veniamo arrestati, condotti nel penitenziario di Funkatraz dove incontriamo Funkardo DiCaprio e Funkester Stallone. Durante tutto il 2019 pensiamo ad un piano per evadere che verrà messo in atto però nel 2020, anno dell’uscita di “Escape From Funkatraz”. Da allora siamo ricercati e ad ogni concerto, quando ci sarà nuovamente concesso di poterli fare, siamo costretti a montare velocemente in macchina e fuggire dal locale per non venire arrestati di nuovo.
Perché una gimmick? Perché siamo troppi e raramente ci si ricorda di una band se sul palco è vestita come tutte le altre. Giusto o sbagliato? Questo non sta a me dirlo, noi abbiamo comunque optato per essere unici.
Qual è stato il brano più difficile da registrare e perché?
Ti dirò, forse nessuno è stato il più difficile. Siamo entrati preparati in studio e, ad eccezione di qualche arrangiamento che come sempre viene in mente magari proprio durante una sessione di registrazione, abbiamo fatto le cose come andavano fatte. E con grande calma, visto che abbiamo iniziato a registrare pochissimi giorni prima del lockdown di marzo. Siamo stati quasi subito costretti a fermarci per poi riprendere tra fine maggio e giugno.
La musica nella loro vita
Quali sono i tre brani che più hanno avuto impatto sulle vostre vite?
Sicuramente per quanto mi riguarda, “Smoke on the water” dei Deep Purple, “I just gotta know” dei Grand Funk Railroad e “Too young to no” degli UFO. Ad eccezione di “I just gotta know” dove oltre alla musica apprezzo anche il testo, molto attuale, Deep Purple e UFO mi ricordano i primi 33 giri che ascoltavo insieme a mio padre da piccolo quando non sapevo nemmeno mezza parola di inglese. E’ più legato ad un ricordo che ai testi.
Un brano che avreste voluto scrivere?
Per una volta non tiro in ballo band famose e mainstream ma una band che ha avuto come unico difetto quello di sciogliersi perché a me sono sempre piaciuti e con cui un paio di volte ho condiviso anche il palco: i Fox Thunder And Majestic Parrot. Il loro brano che avrei voluto scrivere è “Monkey”. Si trovano ancora su YouTube o Spotify se volete ascoltarli. Erano molto diretti, molto crudi, molto anni ’90, senza troppi contorni.
Ultima domanda di rito: se doveste descrivere la vostra band con il nome di un drink, quale sarebbe e perché?
Un bel cocktail afrodisiaco rivisitato nel nome, direi un “Funk on the beach”. Siamo heavy al 100% ma anche dannatamente sexy!