Una fuga in Vespa per le strade di Roma, sull’onda della suggestione di film indimenticabili: VICODIX presenta il suo nuovo singolo, “NON VOLEVO, MA VOLAVO”. In occasione di questa nuova uscita discografica abbiamo organizzato un’intervista con l’artista.
Vicodix – Intervista
Ciao Vicodix, abbiamo ascoltato il tuo brano “Non Volevo, ma Volavo”. Una sorta di “Vacanze Romane” moderno. Come è nato questo brano? Sei un fan di Audrey Hepburn?
Ci sono testi in cui tratto temi prestabiliti, ma in questo caso pur essendo molto affascinato dalla Hepburn confesso che è stato tutto molto casuale. Amo gli oggetti molto datati, quando mi imbatto in qualcuno di essi cerco di animarlo, di dargli una voce cercando di immaginare la sua storia e di coloro che lo hanno posseduto.
“Non Volevo, ma Volavo” è stata ispirata da una Vespa 125 a faro basso del 1953 appartenente alla mia famiglia. In quello stesso anno è uscito nelle sale in noto film “Vacanze Romane” a cui facevate riferimento, in cui i protagonisti hanno usato esattamente lo stesso motociclo per girare la parte della fuga per le vie del centro di Roma, scena iconica della cinematografia degli anni ‘50. Siccome sto lavorando all’idea di dare vita ad una serie di storie musicali ambientate nelle nostre belle città italiane ho colto questa ispirazione al volo per ambientare la mia storia a Roma.
Il brano si apre con dei cori fatti con la tua piccola fan Anita, come è nata questa idea?
Certe passioni nascono dentro ognuno di noi, ma sono certo che le abitudini coltivate da bambino siano uno stimolo che può favorire lo sviluppo di inclinazioni che altrimenti resterebbero nascoste. Con questo spirito ho giocato con la mia bambina durante le registrazioni e sono felice che lei in modo naturale abbia voluto prender parte a questo a questo lavoro. Ho fatto anche un breve video promo in cui ho ripreso di spalle lei e altre due sue amichette intente a cantare l’intro. E’ stata un’esperienza divertente per loro, quando poi è stato pubblicato in rete sono tornate a scuola gasatissime.
Il nostro pubblico è curioso di sapere: quali sono le tre canzoni più importanti della tua vita?
Domanda difficile perché la musica mi accompagna da sempre e ritengo naturale associare le canzoni al periodo della mia in cui vita in cui le ascoltavo, ce ne sono decine e decine degne di citazione. Ne scelgo tre sapendo di far torto sicuramente a molte altre : “Nothing else matter “ dei Metallica , ho consumato la cassetta del Black album durante le superiori. “Retrattile” dei Marlene Kuntz nel mio periodo alternativo. “La canzone dell’amore perduto” per dirne una delle tantissime che amo del grande maestro De Andrè ( il primo dei miei tre figli si chiama Fabrizio )
Qualche aneddoto divertente che ti è capitato?
Restando nell’ambito della musica ci sono tanti ricordi simpatici che ho vissuto con gli amici delle band con cui ho suonato. Come quella volta con la mia ultima band ( i Caralira ) in cui saliti sul palco, dopo un paio di canzoni, è saltata la corrente e siamo andati avanti lo stesso battendo le mani e mimando ognuno il suo strumento, con urla agghiaccianti per simulare la chitarra elettriche e i sith. Oppure quando stavamo presentando il nostro album “Al di là del mare” con la mia prima band Avanguardia, ospiti di una trasmissione televisiva in una rete locale, dovevamo, a nostra insaputa, suonare in playback, senza amplificatori o cavi collegati agli strumenti, ricordo che non siamo riusciti a trattenere le risate cantando davanti alle aste senza nemmeno i microfoni.
Ultima domanda di rito: se dovessi descriverti con un cocktail (o una bevanda) quale sceglieresti?
Il diktat che mi sono imposto per questa ripartenza musicale è quella di trovare un ritmo creativo stabile e coerente con la mia dimensione di padre di famiglia, di professione impiegato, uomo comune insomma. Quindi una birra bel luppolata può rappresentare benissimo la normalità che voglio celebrare.
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