I Da Quagga sono una band che riesce a mixare il funk e il rock al rap. Il primo album “Istinto” viene pubblicato nel 2016 e i Da Quagga vengono selezionati per suonare sul palco di Radio Italia. Con la pandemia la band pubblica un EP che rende omaggio a “tutte le band che non emergeranno mai”, dal titolo “Parabola discendente di un gruppo indipendente“. Il 4 maggio è uscito “Acqua“, il loro nuovo singolo, e per l’occasione abbiamo fatto due chiacchiere con loro!
Intervista Da Quagga
Ciao ragazzi, benvenuti su Brainstorming! La prima domanda è ovviamente legata al vostro nome particolare: Da Quagga. Da dove nasce?
Il quagga è un animale estinto metà zebra metà cavallo. Noi uniamo diversi stili fin dalla nascita e ci siamo un po’ rispecchiati, in più ci piaceva il suono onomatopeico che richiamava il suono del basso con la pedalina del “wah wah” che agli inizi usavamo spesso!
E’ uscito da poco il vostro nuovo singolo: “Acqua”. Un flow rap su una base ritmata con melodie quasi mediorientali. Come nasce questo brano?
Marco, il bassista del gruppo, era ad una serata live al The Factory, un locale di Verona, e dopo aver ascoltato un gruppo folk della zona tornando a casa lo unì a delle idee che venivano dai primi due album dei Massive Attack che in quel periodo ascoltava sempre. Col tempo quella bozza è diventata una canzone e si è trasformata tantissime volte fino a trovare la sua dimensione proprio con il giro mediorientale che dici tu!
Vi siete esibiti anche sul palco di Radio Italia. Com’è stata quest’esperienza?
È stata un’esperienza molto strana ma ci siamo divertiti molto. Noi siamo una band indipendente e non c’era mai capitato di dover suonare in half-playback. Dal vivo c’era solo Fama, il cantante: ovviamente le esigenze televisive richiedevano questa situazione e ci siamo adattati subito. E’ stato divertente vedere Manuel, il nostro batterista, dover far finta di suonare una batteria da 8 elementi su un pad di 20 cm e risultare credibile. C’è da dire che comunque anche se in half playback salire sul palco dove alcuni dei più grandi della musica italiana si erano esibiti ci ha emozionato un po’.
L’EP “Parabola discendente di un gruppo indipendente” è un omaggio alle band che non emergeranno mai. Al giorno d’oggi è difficile emergere: c’è qualcosa che cambiereste dell’industria musicale e perché?
Domanda difficilissima, alla fine come dici tu se si vuole fare a grandi livelli è un’industria e forse del sogno che hai quando inizi a suonare da ragazzino ha poco. Forse ci piacerebbe poterci concentrare di più sulla musica e meno su tutto il contorno che ormai è diventato non solo più importante ma la cosa principale.
Tre album che vi hanno cambiato la vita.
“The Misseducation of Lauryn Hill”, “Californication” dei Red Hot Chili Peppers e Legacy! Legacy! Di Jamila Woods.
Come band la vostra attività live è stata molta, proprio come la gavetta vecchio stile. Un aneddoto divertente avvenuto durante i vostri tour in giro per l’Italia?
Sono tantissimi! Sicuramente la volta in cui delle signore vicino a noi, senza sapere che fossimo il gruppo che suonava subito dopo, esclamarono “speriamo che i prossimi facciano liscio”, e appena saliti sul palco Fama guardandole gli diede la brutta notizia. Però sono rimaste fino la fine e hanno anche ballato su diversi pezzi!
Ultima domanda: se doveste descrivervi con il nome di un drink quale scegliereste e perché?
Siamo una birra economica servita fredda!