Il 4 giugno è uscito “Fuori fase”, il nuovo singolo di Francesco Pintus. Un brano che racconta i dubbi di un ragazzo che diventa adulto, di un ragazzo a cui le imposizioni della società stanno strette.
Francesco Pintus – Fuori Fase
Francesco Pintus racconta i dubbi che si hanno quando si entra in quella fase della vita in cui si è anagraficamente adulti, ma ci si sente ancora un po’ ragazzi. Tutti noi, da piccoli, aspettiamo con ansia il momento di diventare adulti. Tutto ci sembra rosa e fiori, padroni della nostra vita, ma la realtà non è sempre così. Si diventa grandi e si finisce imprigionato negli standard della società.
“Litri di caffè di lunedì, ti rendi conto che vuol dire crescere”
“Pensavi fosse fico, ma non dormi mai”
Queste frasi di “Fuori fase” descrivono perfettamente la disillusione del diventare adulti. Francesco Pintus nel suo brano non elogia la sindrome di Peter Pan, ma mette in dubbio gli schemi in cui la società ti costringe a vivere. La canzone è una serie di domande che vengono rivolte ad un ragazzo qualunque che va avanti nella vita che la società gli ha imposto. Il tutto avviene con un sound e delle parole estremamente delicate. Ci ritroviamo ad ascoltare “Fuori Fase” con estremo piacere. Il brano è leggero, dolce e pieno di spunti di riflessioni molto interessanti.
Lo ammettiamo, forse questo brano ci piace tanto perché ci rispecchiamo molto nelle domande che si pone Francesco Pintus. L’artista ha messo in musica quelli che sono i dubbi che moltissimi di noi affrontano.
Francesco Pintus racconta…
“Il ballo della celebrità ti obbliga al tuo abito migliore, ma sotto le suole delle scarpe si incastra il fango dello sterrato, e delle strade di campagna che hanno visto sbucciarsi mille volte le tue ginocchia adolescenti. La società delle pressioni ti versa un calice di certezze mentre preme il dito sulla squarcio che hai dietro la schiena, ferita antica di voli mancati, di parabole annoiate.
Tra gli invitati alla festa svicoli via dal centro della pista, per evitare domande che troverebbero risposte al sale, mentre scende le sbronza e ritorna la fame d’aria, la sete di stelle. Liberarsi dalle pose e dalle posizioni, riabilitare la trascendentale rivoluzione di una normalità che sia vera, che non abbia bisogno di imprese per sentirsi eccezionale: scappare dalla celebrazione di una vita che ti forza a viverla, per abbracciare di nuovo il cielo.
Sulla schiena, tra le scapole, si riaprono vecchie ferite e nuove occasioni per improbabili voli: un paio d’ali per riequilibrare la tua traiettoria fuori fase“.
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