E’ uscito l’11 giugno “Holographic Ghost Stories”, il nuovo album di Demiurgo. Le tracce sono un concentrato di stili elettronici con la firma dell’artista. Abbiamo parlato dell’album e del suo progetto in quest’intervista.
Intervista Demiurgo
Ciao, benvenuto su Brainstorming! Innanzi tutto la domanda più ovvia: da dove viene la scelta del nome d’arte per il tuo progetto?
L’idea del nome è venuta da una frase del Pendolo di Foucault di Umberto Eco: “Fino a che ti contrai nel tuo vuoto puoi ancora pensare di essere in contatto con l’Uno. Ma non appena pasticci con la creta, seppur elettronica, sei già diventato un Demiurgo, e chi si impegna a fare un mondo si è già compromesso con l’errore e col male.” Il Demiurgo quindi come creatore di mondi sonori, di una dimensione non priva di imperfezioni e oscurità, in cui immergersi nell’ascolto.
“Holographic Ghost Stories” è il tuo nuovo album, il primo distribuito a livello globale. Puoi dirci come è nato?
Durante il lockdown 2020, dopo un lungo periodo di inattività musicale, ho sfruttato i tempi vuoti per ricollegare la mia vecchia strumentazione e ricominciare a suonare. Ho iniziato una collaborazione “a distanza” con Frankie & RikiAbi, vecchi amici ritrovati durante la pandemia, realizzando alcuni brani. Si è creata una situazione molto stimolante a livello creativo e ho presto iniziato a scrivere dei temi e a immaginare questo album, in particolare il sound glitch che l’avrebbe caratterizzato, e immaginando di fondere, come indica il titolo, suggestioni horror/gotiche a ispirazioni cyberpunk.
Siamo abituati a porre domande riguardo i testi dei brani. Il tuo è un genere puramente strumentale, senza testi. Come funziona la scrittura? Immagini delle situazioni e tenti di ricrearle musicalmente?
L’idea è di raccontare tramite la musica elettronica atmosfere e storie, con un approccio narrativo alla struttura dei brani. E come nelle trame di un racconto troviamo capovolgimenti di fronte, cambi di ritmo e colpi di scena, così la scrittura musicale si articola in modo complesso e crea evoluzioni in modo da evitare eccessive ripetizioni e catturare l’ascoltatore con una quantità di idee e dettagli. Una scrittura quindi progressive ma che rimane di facile ascolto senza sfociare nella sperimentazione.
Durante la pandemia c’è chi ha perso ispirazione e chi invece l’ha resa ancora più forte. Nel tuo caso come è andata?
La fase di isolamento del 2020 mi ha dato l’occasione di trovare il tempo per dedicarmi alla musica, e l’ispirazione non è mancata. “Here Ends the Year of Empty Cities“, brano che ho rilasciato come singolo all’inizio del 2021, prende diretta ispirazione dalle città vuote viste nel lockdown 2020. Hanno impressionato un po’ tutti per la loro similitudine a scenari apocalittici che fino a poche settimane prima non ci saremmo neanche sognati potessero concretizzarsi. Il brano rappresenta proprio questi scenari ma introduce anche una chiave positiva data dalla volontà universale di riprendersi quegli spazi e tornare a viverli insieme.
Un artista che ti ha cambiato la vita…
Dovendone scegliere uno, direi Mike Oldfield. Il suo approccio progressive alla scrittura in particolare in “Tubular Bells” e “Platinum”, e la sua musicalità totale negli arrangiamenti come in “The Songs of Distant Earth” sono stati una rivelazione e hanno orientato in senso generale le mie scelte stilistiche e compositive.
Per chi ancora non ti conosce, quale brano del tuo album consiglieresti per descriverti a pieno e farlo innamorare della tua musica?
L’album ha molte anime in realtà perché attinge da ingredienti da sottogeneri elettronici diversi senza uniformarsi strettamente a nessuno, quindi consiglio di ascoltarlo tutto: le sorprese sono assicurate! Di certo però la title track, Holographic Ghost Stories, è molto rappresentativa dato che racchiude gli elementi chiave dello stile “progressive” targato Demiurgo e i tratti comuni glitch, retrowave e idm dell’album.
Ultima domanda: se dovessi descrivere la tua musica come il nome di un drink, quale sceglieresti e perché?
Di drink me ne servono almeno due, da mandare giù uno dietro l’altro: un Bloody Mary per rappresentare la componente gotica, e un Johnny Silverhand, inteso come cocktail tratto dal videogioco Cyberpunk 2077, per la parte più futuristica.