Il 14 luglio è uscito “Tamango”, il nuovo singolo dei Nakhash. Il terzo brano pubblicato dalla band dal sound indie rock. Romantica, ritmata e accattivante.
Tamango – Nakhash
“Tamango” è un pezzo che rimane in testa. Mentre lo si ascolta ci si ritrova subito a danzare sulle sue note. La voce calda, avvolgente e frizzante della cantante mette allegria e leggerezza. Nel testo troviamo tracce di quello che si potrebbe definire lo stile indie attuale, ma il sound… be’ lì è un’altra storia. Nessuna noia, ma solo tanto ritmo. Il rock incontra l’indie pop e ne esce un brano davvero accattivante.
Tamango è un cocktail alcolico torinese, la celebre risposta italiana all’assenzio: una miscela “allucinogena” che stordisce.
Tamango, nello spirito, è un nuovo passo dei Nakhash nel racconto dell’inadeguatezza. E questa volta si guarda all’amore, o meglio, all’innamoramento.
Tamango, come l’innamoramento nella visione filtrata dei Nakkahsh ha analogie con l’infatuazione: è inebriante.
Il racconto dell’amore si discosta dalla narrazione tradizionale, Tamango oscilla tra il cinico e il provocatorio, l’innamoramento altro non è che una sbronza di sentimenti che distorcono la figura dell’altro.
Lungo un viaggio di immagini Tamango tiene un punto: quando si è innamorati si proietta sull’altro ciò che si vuole. Poi ci si risveglia, ma questa è un’altra storia.
Tamango rimane lì nel limbo di estasi in un racconto di follie destinate poi a spegnersi.
“In Tamango il sottofondo di Torino è forte, è un brano scritto tra le sue strade. Abbiamo voluto continuare sul filone del disagio, della necessità di raccontare tutto a proprio modo, per discostarsi dalla convezione, dal preconfezionato. E anche qui ci si trova davanti ad un brano zeppo di contraddizioni. Si, è cinico, ma è anche un inno alla prorompenza dei sentimenti, veri anche se illusori” racconta Elisabetta.
Il videoclip rimarca proprio la proiezione. “Per farlo abbiamo usato l’idea della bambola, una fisicità vuota da riempire con i propri desideri, aspettative, aspirazioni”.
Tra influenze indie/alt alla The Strokes sporcate da un pop che sa di anni 60, il singolo ci traghetta in un universo colorato che nasconde qualcosa di cupo.