Kolé: “Sono un Americano, perché è deciso ma dolce”

Il 25 giugno è uscito l’omonimo EP della cantante Kolé. In occasione di questa importante uscita discografica abbiamo scambiato quattro chiacchiere con la cantautrice romana. Ecco cosa ci ha raccontato.

kolé

Kolé intervista

Nel tuo disco convivono jazz, soul e anche influenze di chi è cresciuto passando l’adolescenza ad ascoltare i Radiohead. Come è andata per te?
Più o meno allo stesso modo, sui radiohead ci ho speso anni sicuramente, così come su molti altri gruppi che hanno per forza di cose lasciato un segno nel mio modo di concepire e intendere la musica. Crescendo si sono evoluti anche i miei gusti, per curiosità e voglia di conoscere altre intenzioni musicali. Sono approdata al jazz alla fine del liceo, e sono passata al nusoul circa 3 anni fa. Gli ambiti non sono scissi però, ci sono stati periodi in cui ero più chiusa con un genere rispetto ad un altro, ma questa per me è una fase di sintesi.

Dici che la musica ha sempre fatto parte di te. Come ti sei avvicinata a lei?
Di base non l’ho fatto, era già dentro casa mia, la cercavo ed arrivava senza bisogno che la chiedessi. Mi piaceva e mi ci trovavo bene, ho iniziato col piano e la chitarra, piuttosto comune.

Quali sono i tre brani che più hanno influenzato il tuo percorso?
Caspita. Forse: Nude- Radiohead; Jekyll-Hiatus kaiyote; Almost blue- Cher Baker. Sicuramente ce ne sono altri, ma dovendo ridurre.

Cosa saresti, se fossi un drink. E perché?
Hem. Non lo so, forse un Americano, perché è deciso ma dolce, a tratti problematico da comprendere nel gusto.

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