L’8 ottobre è uscito “Boule a neige”, il nuovo singolo del cantautore Nube. “boule à neige” è l’unico modo che avete per rinchiudere l’inverno in bottiglia, e prepararvi alla stagione fredda con un incendio nel cuore. In occasione di questa uscita abbiamo scambiato quattro chiacchiere con l’artista.
Nube intervista
Benvenuto sulle nostre colonne, Nube! Allora partiamo dall’inizio, ovvero l’uscita odierna del tuo singolo per Revubs Dischi, e in particolar modo dalla copertina. Ci ha colpito lo stile del tuo linguaggio visivo, ma anche la storia dell’abito che indossi. Ti va di raccontarcela? Che importanza ha per te “lo stile” non solo musicale, ma anche di vestiario?
Travestirmi creando personaggi immaginari è qualcosa che mi appartiene da sempre, mi è sempre piaciuto unire vestiti con stili diversi. Quello della copertina è l’abito di matrimonio di mio nonno, un bellissimo Gucci vintage regalato da Rodolfo Gucci a mio nonno come regalo di nozze, storie da film.
Appena lo abbiamo visto io e Gianvincenzo Pugliese, regista e stylist dietro al progetto nube, ce ne siamo innamorati e abbiamo deciso di usarlo come abito per i visual video del brano.
Come ti sei avvicinato alla musica?
Ho sempre avuto una famiglia molto musicale e libera di esprimersi artisticamente parlando. Ho iniziato a suonare da piccolissimo la batteria grazie a mio padre che ne aveva una, sono da sempre incline alle percussioni grazie anche alla tanta musica balcanica e medio orientale che ascoltavamo in casa.
La canzone con la quale eri in fissa da piccolo, scegline una!
Penso di parlare a nome di una generazione: Infinity 2008 di Guru Josh.
“Boule a neige”, dal francese “palla di neve”. Il tuo sentirti dentro una sfera di vetro, qui, non è de- scritto però in modo così negativo, anzi. Come sei arrivato a quest’immagine, com’è nato il pezzo?
No infatti, non è assolutamente negativo. Il pezzo è nato in un pomeriggio di primavera poco dopo l’uscita del mio primo brano “come un film di wes”, è stato tutto molto veloce, dalle parole alla produzione. L’immagine della boule à neige mi è venuta pensando alla casualità a cui il mondo è soggetto, a cui noi tutti siamo soggetti. Proprio come una mano scuote il contenuto della boule à neige e ne “rimischia” il contenuto così il caso e gli avvenimenti fanno con le nostre vite. Il brano va a descrivere l’accettazione di questa casualità, spietata ma bellissima.
Tre singoli fin qui all’attivo, e ormai si sente “puzza” di album… lo sentiamo solo noi, questo odorino di pubblicazione?
In effetti qualcosa nel forno c’è…
Andiamo al dunque, con le domande di rito: associa il tuo ultimo singolo ad un cocktail.
Direi qualcosa di vintage ma evergreen, oggi consiglio un White Russian.
Tre dischi che salveresti dall’apocalisse.
Born to die di Lana del Rey per il sound malinconico presente in tutto l’album, Vessel dei Twenty One Pilots per la bellezza sconfinata dei testi e The Book Of Taliesyn dei Deep Purple per la psichedelia senza tempo di un sound ancora ascoltabile nonostante gli anni passati.
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