Il 22 ottobre è uscito “Domenica mattina”, il nuovo singolo de Ilsognodiprometeo. Una storia d’amore cruda ed
estrema, narrata in modo particolarmente vivo e personale.
Ilsognodiprometeo intervista
Ciao Alessandro, è uscito da poco “Domenica mattina”. Come è nato questo singolo?
Molti anni fa, direi una decina. Ha visto tante versioni musicali live in questo tempo, poi avevo deciso che era il momento di farla uscire “ufficialmente”. È stata la prima canzone scritta a quattro mani col compagno di musica e amico di vecchissima data, Uomo Scimmia. Ricordo che la prima volta che suonammo assieme portò questi accordi con questo ritmo che mi colpirono subito, dopo poche ore avevo già la melodia e il testo, ero abbastanza saturo di ispirazione in quel momento visto che era appena finita la mia prima storia d’amore “importante” e stavo abbastanza scombussolato, nel pieno del mio primo post-sbronza sentimentale
In generale come nasce la tua musica: prima il testo o la melodia?
Solitamente scrivo prima la musica, mi viene in mente una melodia e poi cerco di capire che parole mi tirano fuori quelle note. Altre volte invece escono le prime parole già assieme alla melodia, è il caso di “Luna piena a metà”, magari ho solo quella frase che uso come una specie di filo di Arianna per raccogliere tutte le altre parole e uscire dal labirinto, o come uno scalpello per tirare fuori il resto della figura. A volte non so neanche di cosa parla la canzone fino a quando non ne ho scritto una buona parte.
Adesso che sto scrivendo musica elettronica per un altro progetto questo “non sapere” è ancora più accentuato, non ho idea di dove sto andando a finire finché non ci finisco, e mi piace molto questa sensazione.
La tua più grande soddisfazione in ambito musicale?
Molto emozionante è stato il concerto all’Auditorium Parco della Musica a Roma. Presentavamo il mio primo disco “Ogni cosa accadrà certamente”. Eravamo in dieci musicisti sul palco, facevo dei monologhi che avevo scritto e anche un gioco di prestigio come presentazione alle canzoni. Ricordo che fui nervosissimo per giorni prima dello spettacolo, tutte quelle cose da gestire assieme, oltre la musica… avevo paura di scordare le parole dei monologhi, di fare un macello con il gioco perché mi sudavano le mani. Alla fine andò tutto benissimo e ricordo di essermene andato a dormire sereno e soddisfatto come mai
Tre canzoni che hanno influenzato la tua vita?
Ovviamente ce ne sono molte più di tre, ma provo a selezionarne tre
La prima direi “Rape me” dei Nirvana, quando ero un ragazzino e ascoltavo perlopiù cantautori o cantanti più melodici, ricordo che quella successione di accordi un po’ storta fu una bellissima sciabolata nella testa
Poi “il tuo stile” di Leo Ferrè, è una di quelle canzoni estremamente consolanti, per quanto disperata. Ma direi che descrive bene il tipo di “disperazioni” di cui ogni tanto sono preda, col tempo è diventa come un vecchio amico
Alla fine metto a pari merito “The End” dei Doors e “Amico fragile” di De Andrè, dal mio personalissimo punto di vista sono state simili. Due canzoni in cui affondo ogni tanto. Quando le ho scoperte le ascoltavo in continuazione. Adesso le assumo con parsimonia, Due colonne. (Ne ho dette quattro, che faccio lascio?)
Se dovessi descriverti con un cocktail o una bevanda quale sarebbe e perché?
Ti confesso che non sono un fan dei cocktail. Pensa che fino a pochi anni fa bevevo solo Cointreau liscio. Non esisteva altro alcolico per me, e i baristi a volte mi guardavano anche un po’ strano quando lo chiedevo, perché paradossalmente è un liquore da cocktail o da dolci, e da solo non si beve quasi mai. Ho scritto anche una canzone sul Cointreau che era nell’album precedente. Direi che mi rappresenta. Posso rispondere Cointreau e facciamo finta che è un cocktail? Potremmo considerarlo l’embrione di un cocktail.
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