Il diario di bordo di oggi è dedicato a Nera Smith e al suo nuovo singolo “Fuori”. Ma non perdiamo tempo e lasciamo la parola all’artista.
Diario di Bordo: Nera Smith
I primi versi di FUORI hanno avuto origine per caso. Forse il frutto di un momento emotivamente importante. Era pomeriggio e prendevo un caffè. Attorno c’era il riflesso grigio di una giornata nuvolosa e il silenzio. Ad un tratto le prime parole nella testa. Presi subito il mio smartphone e scrissi sul blocco note qualsiasi cosa mi venisse in mente. Presi la mia chitarra e provai su degli accordi quelle parole che sono ora la prima strofa e il primo ritornello di FUORI. Provai a buttare giù un arrangiamento sul mio Mac, usando Ableton.
La immaginavo veloce, BPM alti. Qualcosa alla Dancing in the Dark di Springsteen e Love Will Tear Us Apart dei Joy Division. Preparata la demo andai in studio e, assieme al mio produttore Donato Maiuri, decidemmo che questo sarebbe stato il primo singolo di Nera Smith.
Parallelamente alla produzione dell’arrangiamento stavo scrivendo la seconda parte del testo. È stato un po’ difficile riprendere la stessa emotività che mi ispirava durante la prima fase di scrittura. Ma ci sono riuscito ed è andata a buon fine. Purtroppo ho un brutto vizio di iniziare a scrivere il testo e fermarmi al primo ritornello solo per l’entusiasmo di provare a stendere un arrangiamento, perdendo così quell’attimo emotivo che darebbe coerenza e sincerità all’intero testo, e non solo ad una parte.
Non mi andrebbe tanto di svelare i segreti attorno alle sue parole. Vorrei che la gente cogliesse ciò che il loro istinto desidera sentirsi dire. Ognuno interpreta un brano secondo le sfaccettature
Della propria vita. Quindi al massimo potrei rivelare un significato generale, lasciando così margini di spazio utili per entrarci dentro da soli.
Sin da piccolo ho mostrato un certo interesse per le esibizioni live e la musica elettronica. Accomunando queste due facce ho trovato la mia pace e la mia ispirazione nei live e nelle canzoni dei Depeche Mode. Diciamo che son cresciuto con la New Wave a colazione nel vero senso della parola.
Prima di andare a scuola mia madre ci svegliava con lo stereo acceso e Wild Boys dei Duran Duran. Era un rito che oggi, a dir la verità, mi manca. C’era musica ogni giorno, compravamo i dischi. Quindi in un certo senso, seppur non “ispirazione musicale”, è stata lei la prima ad avermi dato gli strumenti necessari per arrivare a fare musica. Inoltre ho sempre ammirato i grandi performer. Mick Jagger, Dave Gahan, Michael Jackson e molti altri.
Mio padre mi comprava i DVD dei concerti e passavo giornate intere (pausa pranzo concessa) di fronte la tv nella mia camera. Cantavo e mi muovevo come loro, fino a raggiungere oggi una mia identità. Usavo la luce del lampadario per proiettare la mia ombra sul muro della stanza (non avevo spazio per uno specchio). Utilizzavo la mia silhouette in modo tale da guardare e migliorare i miei movimenti anche senza specchio.
Ricordo che un’estate i miei amici venivano a chiamarmi da casa, e io non uscivo. Non mi andava, avevo qualcosa di troppo importante da imparare. Sapevo di aver finito solo quando uscivo dalla mia camera per andare a farmi la doccia. Il tutto con frase annessa dei miei genitori prima di entrare in bagno: “guarda che fra poco è pronta la cena”.
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