Nuovo capitolo del nostro Diario di Bordo dedicato a Giulia Pratelli. La cantautrice si è presa un po’ di tempo per raccontarci la nascita del suo ultimo disco “Nel mio stomaco”.
Diario di Bordo, Giulia Pratelli
Non è facile raccontare in che modo prende forma un progetto complesso come un disco.
Provando a rimettere in ordine i pensieri e i ricordi posso dire che inizialmente avevo molte idee ma non avevo chiaro il focus. Ho iniziato, come sempre, dalla scrittura delle canzoni e dalla stesura delle intenzioni, trasformandole in note e parole.
Il vero cambiamento è avvenuto quando ho scritto Autunno. Da quel momento in poi è stato chiaro per me dove andare, cosa cercare e cosa chiedere ai nuovi brani che stavo scrivendo. Dopo aver raccolto le canzoni ho chiesto aiuto a Zibba, che aveva già seguito la produzione artistica del disco precedente. Sa sempre come aiutarmi a prendermi cura di quello che scrivo.
Abbiamo lavorato insieme agli arrangiamenti e poi abbiamo finito tutto in studio con i musicisti, al GRS Studio di Firenze. Volevamo che il disco fosse vivo, che gli arrangiamenti definitivi nascessero dal suonare insieme e così è stato.
Il contributo di Toto Giornelli (basso e contrabbasso), Edoardo Petretti (tastiere e pianoforte), Filippo Schininà (batteria) e Luca Guidi (chitarre elettriche e acustiche) è stato davvero fondamentale per trovare i vestiti più adatti ai pezzi, giocando e provando soluzioni diverse.
Alla fine tutto è stato completato dalle voci, che su alcuni brani mi sono divertita ad arrangiare come fossero archi, per dare al lavoro un ultimo tocco.
Dopo aver pensato alla parte musicale, avevo un’idea precisa per la copertina. Devo ringraziare La Tram, artista meravigliosa, che mi ha aiutato a realizzarla, correndo contro il tempo e i mille imprevisti che mi avevano costretta a chiederle aiuto.
Nel mio stomaco è per me un lavoro importante, che segna un punto di crescita nel mio percorso. Contiene tutto quello che c’è nella mia pancia, nel centro emotivo del mio corpo, e di cui avevo voglia di raccontare. È un album in movimento.
Le canzoni disegnano un viaggio che può svilupparsi sia all’esterno, attraversando ciò che ci circonda, sia all’interno, verso la nostra parte più profonda: inizia con la volontà di lasciarsi alle spalle tutto ciò di cui non abbiamo bisogno e finisce con un messaggio inviato a chi ci suggerisce di tornare a casa con prudenza.
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