Fuori dal 13 gennaio il nuovo singolo di problemidifase dal titolo “Mascara”. Un nuovo capitolo per il progetto musicale di Samuele Zenti, un brano che fonde sonorità molto distanti fra loro, come se i Depeche Mode, Nile Rodgers e Ben Howard provassero a scrivere un pezzo per i The 1975. “Mascara” parla di quel momento dopo la rottura di una relazione nel quale si prova a chiarire tutto ciò che in precedenza era nebuloso, annebbiato dalle emozioni più negative, per poi rendersi conto che non si è neanche lontanamente vicini alla lucidità mentale e razionalità che servirebbe e che forse nemmeno i superalcolici aiutano a raggiungere l’obiettivo sperato.
Impossibile resistere dal fargli qualche domanda a riguardo.
problemidifase intervista
Quali sono a tuo parere tre brani che sono stati fondamentali per la tua formazione musicale? E perché?
Linkin Park – Don’t Stay
Quando avevo meno di dieci anni mio padre comprò Meteora, il secondo disco dei Linkin Park, e lo mise in macchina. Rimasi folgorato. Ancora oggi sono il primo gruppo di cui io mi sia mai appassionato, il primo gruppo che mi ha davvero fatto scoprire la musica.
Ben Howard – Small Things
Questo cantautore mi ha aperto un mondo intero di sonorità e possibilità. La prima volta che ho ascoltato questo disco (I Forget Where We Were) mi sembrava, pur rimanendovi affine, qualcosa di lontano da tutto quello che ascoltavo in quel periodo. Ben Howard è un mondo a parte.
Subsonica – Aurora Sogna
Microchip Emozionale non ha bisogno di molte presentazioni, ma per me è stata la prova che si possono unire elementi di musica elettronica, cantautorato, funky, dance e tanti altri elementi e creare della musica coerente e originale. Anche questo è un disco che mi fecero sentire i miei genitori quando ero piccolo, ma che poi ho recuperato successivamente per apprezzarne i dettagli, con maggiore consapevolezza dell’innovazione che ha portato in quel periodo.
“Mascara” è un brano autobiografico? Di cosa si tratta?
Per ora, i brani che scrivo sono tutti autobiografici.
Mascara è una canzone che parla di un tentativo fallito di fare chiarezza, dopo la rottura di una relazione importante. Tutte le immagini che descrivo nella canzone appartengono ad una giornata in particolare di febbraio 2020.
Cosa c’era nel tuo passato musicale prima di “problemidifase”?
Prima di questo progetto ci sono stati tanti gruppi in cui suonavo il basso (strumento che ho studiato per molto più tempo della chitarra, infatti in Porta Vescovo e mascara sono io a suonarlo) e cantavo, ma soprattutto c’è stato il mio progetto solista, di cui si possono trovare dei rimasugli qua e là sull’internet e qualche copia fisica del mio primo disco.
Quali sono le tue influenze “emo”?
È una parola che fa paura, lo so. Ma ad un certo punto ho capito che la maggior parte della musica che mi colpisce e che torno ad ascoltare ha una forte componente emotiva, quindi inutile stare qua a nasconderci dietro un dito.
Vi direi: Moose Blood, Being As An Ocean, Casey, Turnover, American Football, Crywolf e altri.
In Italia mi piacciono molto i Tenue, i Quercia, i Gomma, i Cucineremo Ciambelle (a cui mando un bacetto).
Ultima domanda di rito: se fossi un drink quale saresti, e perché?
Sarei un Vodka Red Bull alla menta. Il perché lo capirete più avanti.
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