Giudah, fuori il nuovo disco “Failure” dopo la lunga pausa

Il 21 gennaio è uscito “Failure”, il nuovo disco dei Giudah. Un disco che ha una storia travagliata fatta di rivoluzioni interne nella formazione e del passaggio obbligato attraverso la pandemia ed i lockdown.

giudah failure

Giudah – Failure

Ci ho messo un pochino a digerire e a capire “Failures” dei Giudah.  Ad un primo ascolto mi è sembrato di tornare indietro ai tardi anni Novanta dove la scena rave-britannica, Richie Hawtin, i Prodigy e i Fatboy Slim facevano da padrone ad un panorama talmente vasto e stimolante. Ad un riascolto ho sentito l’esigenza di esaminare più a fondo le sonorità che sono una continua sorpresa e una continua contaminazione di generi, non per forza tutti orbitanti all’elettronica.

“Wendy Arnold” il primo brano dell’album. E’ nostalgico ed ha una bella chitarra phantom, si avvicina di più al pop con una bella ritmica andante. “Colors Empire” mantiene un piglio più rock: chitarre distorte e suoni glitch. Molto interessante la chitarra solista che verso la fine riempie magnificamente la struttura di suoni del brano. “Ballerina” appartiene all’ambient-rock dei più moderni, quello dei Team Sleep per intenderci, ed a questo punto l’album vira al suo lato più provocatorio con “You Can’t Stop Me Now” tecno-dance.

“Cote De Nuit” potrebbe essere una ballad se si trovasse su un album pop, quel brano che ti aspetti li proprio in quella posizione sull’elenco. “Doggerel” è alienazione, chitarre sature, cantato esasperante e verso la fine a chiudere l’opera “Swallow” un brano emocore dal sapore amaro di chi ne avrebbe voluto un pochino di più.

L’album coniuga il vecchio e il nuovo in un’evoluzione costante, un’uscita davvero interessante e una band da tenere d’occhio per il prossimo futuro.

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